Incomprensibile Napoli

All’apparenza - almeno a sentire Ancelotti - è tutto come negli altri

giorni, un’altra buona partite al di la del risultato, gli schemi, i richiami, Insigne in tribuna e Mertens in panchina. Tutto si svolge come da programma e tutto sembra seguire la solita routine: in realtà a Genk s’é consumata l’ennesima partita diversa, un altro anello della catena delle negatività del Napoli. Si avverte una tensione insolita e qualsiasi dettaglio racconta anche molto altro.

È un Napoli incomprensibile, quello che, in questi giorni, si trascina tra campionato e Champions, ben lontano dalla notte col Liverpool, perché continua a fare le stesse partite, sbagliando montagne di gol e rischiando tanto, senza dare la sensazione di essere in pieno controllo. Ancelotti dissimula - o almeno ci prova -,  cela i malesseri di una squadra che é pure riuscita a far passare per un’iradiddio il Genk. Bravi ragazzi in attesa di un futuro,  ma nulla di più o di meno. Dopo il Genk, non serviranno più le mezze verità,  così come le mezze partite. Che succede al Napoli? Ad Ancelotti? All’allenatore e al suo capitano (Insigne)? Domande che non necessitano più di repliche suggestive, che so?: ”il turnover è necessario”, ”cambiare ancor di più”. E poi quella tediosa mistica assolutoria: Tizio è frustato dai malanni, quell’altro é psicologicamente fragile. Mancano solo le congiunture astrali e la zia malata, che ormai si giustifica tutto in nome di una dimessa Congrega dei Pindari. Basta, per favore. Ritorniamo alle analisi e alle contraddizioni, e magari alle possibili sintesi. Non vorrei che il tutto si trasformasse, come da copione, in casi personali e io non ambirei a farmi condizionare dal tono selvatico di alcune parole. 

Già, dev'essere dura,

guardare da lontano Inter e Juve che si sfidano per il primato e doversi, invece, interrogare già alla sesta giornata sui se, sul come e sul quando. 

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