Avevamo un tempo, a gennaio, dopo il rituale ko da panettone, in cui c’era la certezza di tornare a correre per i primissimi posti della classifica. Arrivavano i primi risultati da bel gioco, s’immaginavano domeniche radiose di successi e consensi. Questa è stata la certezza sino a qualche anno fa. Ora non si può più dare nulla per scontato.
Il Napoli, dopo l’inverosimile partita contro lo Spezia, avrebbe dovuto avere un’idea ben chiara in testa: provare a vincere. Sì, perché il Napoli è il Napoli, almeno contro squadre di cabotaggio più leggero, la sua rosa è ricca, rispetto a Udinese e simili, e i tanti piazzamenti in Champions sono lì a ricordarlo. Eppure non é andata proprio così. Perché quando - contro squadre come la friulana - a salvarsi sono solo i tre punti, il momento rimane preoccupante. E nel Napoli delle cose strane e dei mondi alla rovescia, che va in confusione per un non nulla, succede anche questo. Che Bakayoko al minuto 90 segna il gol e annulla l’ennesimo inutile pareggio, figlio, sino ad allora, di un’altra anomala partita.
Insomma, ancora un Napoli di un’improvvisazione imbarazzante, che continua a sparire troppo facilmente dal campo. Già, il “vulnus” è questo. Le colpe? Beh, gettare la croce solo sull’allenatore è una delle tante liturgie del pallone.
Cacciare Gattuso dalle mura della città non risolverebbe il problema. Ora serve recuperare gli infortunati - che stanno tornando - perché anche in questa squadra esistono titolari e riserve e mai come a Udine è parso chiarissimo.
Le difficoltà ci sono. E non sono poche, il Napoli non riesce a coniugare le occasioni con i gol (il più grave dei grattacapi). E oggi altri segnali stanno lì, a portare nuove preoccupazioni; l’equilibratore (il centrocampo) è svanito sotto i colpi a vuoto di Fabian Ruiz e dello stesso Bakayoko.
L’Udinese da dietro ha spinto di brutto e aspettava soltanto i passi falsi (tanti) di Insigne e compagnia per mettere in croce Meret, un ossigeno puro per aver evitato il risultato peggiore.
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