Fuori tempo massimo

Flashback di sabato scorso,  minuto 35 del secondo tempo a Empoli. Il Napoli in vantaggio (2-0) si fa devastare da una rapida successione di errori e omissioni, perde partita e credibilità. Un incubo per i suoi tifosi che già vacillavano dopo i crolli con Milan, Fiorentina e Roma. Tempo un respiro e lo psicodramma avvolge pure dirigenza e squadra: punizioni, ritiro, trattoria, cene etc. È lo scoramento di una breve settimana . Arriva il Sassuolo, forse già in ferie anticipate, e il Napoli giggioneggia con sei-gol-sei. Ecco, potrebbe essere la partita per uscire dal buio pesto dell’avversione, della rabbia di gran parte dei propri tifosi. Non è così. Prova ne è che in questo rimescolare fatti e sensibilità, il Napoli, agli occhi del proprio pubblico, non  viene fuori dal proprio cono d’ombra. Perché non basta il 6-1 a un Sassuolo per cancellare un’illusione creata da un po’ di risultati buoni e tanta enfasi-scudetto (vero caro Spalletti?). Perché i tifosi non sono utenti qualsiasi di un prodotto qualunque. Che, magari, a dispetto di una campagna pubblicitaria ridondante non fanno caso se la merce o il servizio comprato cambia loro taluni sogni e altrettante prospettive. Quello dei tifosi è un mercato complesso dove dentro ci finisce tutto: l’amore, l’orgoglio, il desiderio di dignità. È un rimestare sentimenti. Ecco perché caro Spalletti - al quale non imputo colpe perché non mi sento arruolato tra gli allenatori del 91’ minuto - mi permetta di stigmatizzare certe sue dichiarazioni del dopo Sassuolo; glielo scrivo, le ho trovate affette da bulimia di assolutismo (“vedo malafede”, “perché fischiarci dopo una vittoria così”…). Caro Spalletti vincere così va bene, ma ora a che serve? Perché ha presente quando si desidera tanto una cosa e arriva fuori tempo massimo? Ecco, appunto.

Dislike non mi piace
0

Calciomercato

Le Opinioni

Serie A

Concept & Web Development
SmartBrand srl