Al centro delle polemiche per aver mostrato i propri tatuaggi politici in un pubblicità di Sky Sport (in particolar modo il tatuaggio "Dux" sul braccio destro) con conseguente licenziamento da parte dell'azienda privata, Paolo Di Canio ritorna a parlare di quello che è successo nell'ultimo periodo e del suo passato burrascoso in un'intervista al Corriere della Sera, pentendosi di alcune scelte fatte durante la sua carriera come il saluto romano: "Non ho fatto nulla, almeno questa volta. A causa di qualcosa ormai lontano nel tempo ho perso un lavoro che facevo con entusiasmo. Ci sono rimasto non male, peggio. Ho urlato. Mi sono sentito un appestato. Avrei voluto reagire d'istinto. C'e' tanta gente che ha ogni diritto a sentirsi ferita dall'esibizione, per quanto non voluta, di quei tatuaggi. E un'azienda importante come Sky ha diritto a non vedersi associata a una simbologia che non condivide. Ma non era stata una mia scelta. E ancora oggi ne pago le conseguenze. Non rinnego le mie idee. E la gente cambia. Io sono cambiato, non da ieri. Il saluto romano nel Derby? una scelta di cui mi pento ancora oggi, non c'entra niente con il calcio. Fascista? non voglio etichette, ho sempre spiegato il mio pensiero e sono stato per una destra sociale, mi fa ribrezzo dover appoggiare cose me le leggi razziali, l'antisemitismo e ideali come quello nazista".
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