Se esiste una questione da affrontare con approccio cauto è proprio la gestione dei momenti di questo Napoli. Prudenza non tanto per buon cuore, intendiamoci, quanto per buonsenso: perché, se oggi una sconfitta (quella a opera della Lazio ) io la strumentalizzerò contro di te, posso star sicuro che tu la userai contro di me. Conviene? No. Ma siccome le sconfitte sono un argomento (apparentemente) facile da far capire a chi vuole intendere, nessuno resiste alla tentazione di brandirlo come una clava. Ciò che è avvenuto contro la Lazio dovrebbe costituire una potente lezione per allenatore e calciatori.
Cominciamo dall’appannamento: concedere così tanto agli avversari alla lunga può diventare pericoloso, la difesa qui dimostra il proprio limite: poco veloce nel risolvere le situazioni di pericolo.
Poi c’è lo spreco. Ovvero (ed era già successo col Sassuolo) il Napoli attacca - un avvio al galoppo sfrenato - accorcia e preme sulla Lazio, tuttavia non raccoglie. I numeri spiegano tutto, anche le debacle: i 22 tiri in porta del Napoli hanno prodotto ben poco. Anzi nulla. Tanto da dare la sensazione che il Napoli abbia perduto gli strumenti per vincere la partita.
La lezione? Non serve giocare a mille all’ora, credendo che il “tutto e subito” serva a dominare le partite, così s’inciampa solo nei tranelli. Come quello teso da Sarri e dalla sua Lazio, tutta difesa e ripartenze.
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