Ma come si fa a non farsi travolgere da questa avventura? Come si potrebbe mai resistere al cuore che ti salta in gola e alla sfacciata eccedenza per una vittoria? Si fa. Ce lo ha spiegato l’Italia in questa semifinale con la Spagna che, nascosta in un un fatuo cono d’ombra, è stata la vera, unica finale di Euro 2020, causa covid trasferito un anno dopo. Certo, s’è vinto dopo indicibili sofferenze e lampi di gioia. Vittoria ai rigori, dove talento e fortuna s’intrecciano in un abbraccio ideale. Ma tant’è, l’Italia è in finale e sente l’Europa, almeno quella del calcio, più sua. Tuttavia questo luglio che gronda sudore (la bolla sahariana) e timori (per il Covid che non sembra finire mai), ci porta anche la gioia di stare insieme, di sentirci trasversali (né nord, né sud) nell’allegria di notti, ormai cancellate da mesi di clausura. Voglia di vivere in una immensa condivisione. Poi c’è il campo. E poi ancora ci sono tattica e tecnica. La Spagna conferma la vecchia regola di tornei brevi e intensi: che chi parte lento arriva forte. L’Italia non solo sa giocare ma sa soffrire. È squadra vera, con qualità e ferocia agonistica. Infine Napoli, i napoletani della Nazionale e tutto il resto. Cominciamo da Insigne, magari non s’è visto in zona gol, ma s’è sentito, eccome, nella metodologia tattica. Il suo ora è il “momento Totti”: restare nel Napoli per sempre e identificare la sua carriera calcistica con la squadra della sua città, diventandone un’icona ma anche sempre più una presenza imbarazzante per chi - è arrivato Spalletti, che ha molti precedenti in materia - non ama le prime donne? Oppure tentare l’avventura all’estero, in mezzo ad altri campioni, che da un lato sono uno stimolo a crescere, ma dall’altro oscurano la tua fama e ti contendono l’amore del pubblico? È il vecchio dilemma di Giulio Cesare: meglio essere primi a Napoli che secondi a Parigi o Barcellona?Non sappiamo come finirà. In ogni caso Napoli e l’Italia devono già oggi molto a Insigne (e anche a Donnarumma e Immobile): da quanto tempo la Nazionale azzurra non era per un quarto fatta di napoletani? Speriamo che nella notte di domenica gli dovremo molto, anzi di più. E anche assieme all’Italia intera.
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