Sarri e Benitez agli antipodi del calcio

Benitez internazionale? Forse, anzi quasi sicuramente si. Ritenuto tale perchè spagnolo? Assolutamente no. Come se il concetto di internazionale fosse sinonimo di estero per noi italiani. Nel parlare si commettono tanti errori, concediamo ai tanti anche questo. Coloro che però ritengono Sarri un tecnico non internazionale sbagliano, per metà. Per il 50% questa affermazione è vera, al momento non ha ancora dimostrato nulla al di fuori dei confini italiani, nè compiuto storiche imprese in campionato. Non lo è per i motivi che tanti pongono alla base di questa tesi. E cioè la spregiudicatezza e magari il curriculum lungo ma povero che lo caratterizza. E' internazionale chi vince. La fama te la conquisti alzando trofei non se adotti un modulo offensivo. Le più grandi squadre ad impronta italiana sono diventate di caratura internazionale e spesso lo stile era catenaccio e contropiede. Maurizio Sarri non è uno da conferenza stampa pungente, è più un tipo che risponde a tono e anche infastidito. Di certo non lascia intendere, dice e basta. L'abito in questo caso fa il monaco. Quella tuta è lo specchio di un lavoratore tutto campo e allenamento. Lo spagnolo dalla sua ha il palmarés, quello però lo riesci a fare se te ne danno l'occasione, se il mondo del calcio si accorge di te dopo vent'anni di carriera, forse le responsabilità non sono tutte tue. Attenzione a considerare Benitez un miracolato però; quello che ha fatto Rafa, è statistica, inopinabile quanto mai. Quando ci si affida ai numeri poche volte si sbaglia, meglio ancora se questi vengono analizzati con raziocinio. Curriculum alla mano anche Allegri è nettamente al di sotto di Benitez eppure sappiamo tutti com è andata quest'anno. Tra lo spagnolo e Sarri forse la differenza sta proprio nel modo di intendere il calcio; il primo più matematico e teorico, il secondo amante della pratica. Nessuno è migliore dell'altro, o perlomeno al momento uno lo è ma il confronto è impari se alleni Chelsea e Liverpool o Empoli e Sorrento. E' un terreno scivoloso quello in cui si vuole trovare un 'migliore', ad ora ciò che risalta agli occhi sono le decine di differenze. Il tempo è galantuomo, anche e soprattutto nel calcio, e se Sarri è un allenatore all'altezza il campo gli darà ragione. L'unica cosa in comune restano gli occhiali, ma l'elenco finisce qui. Tranquillo e pacato lo spagnolo, abituato anche a grandi sfide, un maremoto in atto il napoletano prima di ogni gara. Per non trasmettere il suo nervosismo alla squadra ha spesso viaggiato da solo con mezzi diversi dai giocatori per andare in trasferta. Uno così si affida al suo istinto, all'odore dell'erba per capire se un giocatore può dargli qualcosa in più o no; non è proprio il tipo da computer e programmi del ventunesimo secolo che 'calcolano' la forma fisica di un atleta. Benitez mastica un chewingum per il 'nervosismo', Sarri divora sigarette, e potremmo continuare all'infinito trovando sempre cose che li allontanano l'uno dall'altro. Moduli, sistemi di gioco, personalità e chi più ne ha più ne metta. Non sarà, però, una sfida tra il Napoli di Benitez e quello di Sarri, piuttosto potremmo constatare ulteriori differenze tra i due nel corso della stagione, ma anche a campionato finito, a meno di grandi sorprese in negativo o in positivo, sarà facile paragonare le squadre ma difficile ritenere quale sia la migliore delle due se non per i risultati sportivi. Nel calcio non si inventa più niente, si può solo vincere, chi lo fa è ritenuto il migliore, niente di più semplice.

 

[ Leonardo Vivard ]

Twitter: @LeonardoVivard

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