Nulla è perso, fuorché i cambi

Non si tratta solo di volare in classifica, ma di scongiurare l’incubo di qualche altro anno senza gloria. Beh, almeno per quanto visto (impegno, furia agonistica, dedizione), di questo Napoli rimaneggiato e rivoltato, dal bavero alla cintura, non si può dir nulla. Ce l’ha messa tutta. Ed è bene introdurre subito e non ritornare più su questo giudizio, credo, inoppugnabile.  C’è, però, anche altro che va sottolineato. Perché se è vero che gli alibi (infortuni passati e recenti) hanno un senso, diventa perentorio chiedere qual è la ragion di stato per la quale va in scena l’ennesima uscita anzitempo  di Mertens.  Proprio quando serve l’intuito di un geniaccio del campo come lui. Già, farne a meno è davvero inspiegabile. Capace com’è, unico tra i pochi, di far gol e di rubare tempo e palloni agli avversari. Soprattutto a quelli dell’Atalanta, bravissimi marcantoni, ma col difetto di cincischiare spesso con la palla (vedi il gol del 2-1). Certo, si dirà… magari non regge l’intera partita. Ma sarà, poi, vero? Visto che gli si “risparmiano” ne più, ne meno di 15/20 minuti a partita. Insomma, un soffio di vento, di una manciata di secondi, che al Napoli costano anche il gelo di questa sconfitta.
Esiste, tuttavia, dell’altro. C’e il trend delle ultime sei giornate di cui tenere conto: otto punti per il Napoli e 15 per l’Atalanta. Ecco perché, infortuni compresi, il pronostico pendeva dalla parte dell’inseguitore e non della lepre, soprattutto per l’emergenza che si è abbattuta sul Napoli, costretto a fare a meno, almeno in parte, di se stessi, ovvero di Insigne, Koulibaly, Fabian, Osimhen e Anguissa.  Però il Napoli, inteso come squadra, se l’è giocata lo stesso. Ecco perché ora andrò contromano, sfidando ogni conoscenza di esperti e affini, e sottoscriverò  che che nulla è perduto, neppure l’onore. Avviso a chi sorpassa (Milan e Inter) e a chi insegue (Atalanta).

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