Non nominare il nome di Diego invano

Può mai essere considerato un calciatore fenomeno e campione per poi essere disprezzato dalla sua terra natia? A quanto pare si e ha nome e cognome: Lionel Messi. Stanotte l'Argentina ha perso la sua terza finale consecutiva contro il Cile nella finale del Centenario della Copa America, dopo aver perso quella del Mondiale del Brasile nel 2014 e quella sempre della Copa America nel 2015 in Cile. Strano e triste destino quello della nazionale Albiceleste che pur essendo dotata di una generazione di giocatori d'oro (o poco ci manca), non riesce a portare a casa un trofeo internazionale dopo 23 anni dall'ultimo, sempre quella maledetta Copa America vinta una nazionale guidata al centrocampo da Fernando Redondo e in attacco da Gabriel Omar Batistuta, già diventato il bomber indiscusso con la maglia della Fiorentina. Potremmo definirlo un amaro Siglo de Oro per questa Argentina: talentuosa ma destinata a soffrire e insultata dal suo popolo perché rea di non aver portato a casa un trofeo facilmente conquistabile contro un Cile che sulla carta non poteva contrastare il bagaglio tecnico. Appunto sulla carta perché quando scendi in campo, giochi e speri che il pallone sia benevolo con te. Molti hanno considerato questa sciagura sportiva come l'ultimo treno per Lionel Messi di dimostrare di essere un grande traghettatore e poter eguagliare le gesta di quello stesso giocatore che portava il suo stesso numero, ovvero Diego Armando Maradona. Da quando Messi ha messo in mostra tutto il suo talento, la sua crescita tecnica all'interno del Barcellona, è stato sempre più martellante e ossessivo il paragone con Maradona, facendo storcere il naso a non pochi appassionati di calcio e soprattutto ai tifosi del Napoli. Ma siamo sicuri che il paragone con Maradona sia sempre stato giusto? Che abbia avuto delle forti basi? Per carità, nessuno discute il talento dell'attuale 10 dell'Argentina e mai ci permetteremo di farlo, ma Messi ci perdonerà se diciamo che Maradona era un'altra cosa e probabilmente lo stesso Messi lo sa mentre convive con questo terribile paragone. Maradona non giocava, Maradona inventava, lottava, danzava, disegnava traiettorie e ci faceva l'amore con quel pallone, ma soprattutto si imponeva in campo e faceva sentire la voce da vero capitano, dimostrando un forte carattere che Messi non ha e non avrà mai perché devi essere nato in un quartiere malfamato e duro come quello di Villa Fiorito di Buenos Aires per avere la leadership di Maradona. Per quanto possa essere pesante il paragone, quest'ultimo non ha le basi forti per esserci e non si è deciso stanotte il destino del Messi giocatore, ma dallo stesso Mondiale in Sudafrica nel 2010 dove non realizzò neanche una rete e la conferma arrivò l'anno dopo nella Copa America (sempre lei, maledettamente lei) dove la Pulce confermò questo dato negativo e dimostrò di essere poco incline al comando. Forse è arrivato il momento, anche se in ritardo, di vedere Messi come quello che è: un giocatore dotato di un grandissimo talento, capace di spostare l'ago della bilancia soltanto se dietro di sè ha una squadra che lo sostiene, ma chiedergli di fare il traghettatore è troppo per il suo carattere silenzioso.

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