La speranza continua. E pure l’imbecillità.

Il minimalismo del Napoli vale, per ora, il ritorno nel trio da scudetto. È bastato guardare nella soddisfazione del gruppo (Spalletti compreso) per questa vittoria in trincea, soprattutto dopo il gol del Verona (2-1) nel finale di gara, una vittoria contando i secondi che passavano, sospirando a ogni pericolo scampato. Eppure sentendosi pienamente felici, quasi come se questa - tanto per parafrasare Spalletti - fosse l’unica “strada per la gloria”.
Così è stato il Napoli, col suo piccolo attestato di rivincita, servito per oscurare la sconfitta da scontro diretto col Milan. Giocando sulle proiezioni aritmetiche e sugli scenari possibili, con 18 punti in undici gare, il Napoli, ora, può al massimo affiancarlo. E non sarebbe da poco.
E torniamo a Verona, qui la Spalletti band ha sofferto il ritmo nel primo quarto d’ora, prendendo poi possesso della partita con mano sempre più salda grazie al filo invisibile che lega i suoi giocatori, e che, tentennamenti da sfida decisiva a parte, ne fa una squadra. La furia d’attaccante di Osimhen; le continue sovrapposizioni di Di Lorenzo; la copertura di Lobotka sull’avvio azione; l’intuito col quale il ragazzone nigeriano dall’alto potenziale è rientrato un attimo prima che il pallone decisivo gli capitasse sul piede, e non per caso, e che da lì finisse in rete… ebbene, di questo e di altro ne è valsa la pena per la vittoria a Verona.
Adesso che pure l‘Inter s’è arenata, risulta chiaro che le candidate restano tre, con fette di torta di spessore dissimile, più uno spicchietto che è giusto avanzare per la Juve in caso di ulteriori frenate davanti. Insomma, il Napoli si è impadronito di nuovo del gradino del podio. Ovvero: la speranza di pura resistenza continua.
Ps: lo striscione di Verona, dimostra che cervelli limitati, contengono, a malapena, indiozie illimitate. E purtroppo ci tocca, pure, parlarne.

toni iavarone

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