Il Napoli più europeista di sempre

Puoi essere il campione più invidiato. Puoi permetterti tutti i piaceri che il calcio, oppure lo sport, concedono ai possessori di fama e coppe. Puoi restare impassibile davanti a una folla che osanna la propria squadra e quindi la tua avversaria. Ma alla fine basta un Napoli d’attacco e d’avventura, meccanico nel proprio gioco (l’unica squadra che va in campo con la mentalità della grande), perfetto nella propria dimensione europea che pure il Liverpool deve allargare le braccia e sussurrare: pazienza. Eccolo il Napoli: una colonna militare, mobile e vincente, come un esercito del calcio, prepotente tecnicamente e tatticamente. Insomma, solo applausi e pochissime sbavature contro i campioni d’Europa. C’è tutto o quasi per un Napoli, ieri sera, padrone delle proprie qualità. Certo, la marcia in Champions sarà di lunga durata, ciò nonostante la prima finestra che si apre su questa Europa lancia già un accecante e importante fascio di luce. Di rimando c’è il resto dell’Italia alle prese con la Champions, che fa da contraltare al Napoli. Ovvero l’Inter con la sua partita caotica e inconsistente che si complica subito il proprio girone. 

Invece la banda Ancelotti, nonostante l’avversario più difficile e in forma del momento, supera un bell’esame, mettendo la testa davanti al

Liverpool in una gara di grande equilibrio. Per dirla con chiarezza: il Napoli ha giocato un buon calcio offensivo, con ottime ripartenze, sincronismi, velocità e smarcamenti. Ora non resta che una pecca da correggere, ma col Liverpool s’è appena intravista. Bisogna farlo solo e soprattutto in campionato: il Napoli dietro mostra limiti di collaborazione nella linea difensiva, dove solo Di Lorenzo si muove in modo organico e sinergico: gli altri giocano senza supportarsi, avendo come riferimento principale l’avversario e non il pallone e i compagni di reparto. Per di più il pressing dei centrocampisti e degli attaccanti è troppe volte velleitario: il rischio di subirlo comporta affanno e disgregazione. Tuttavia nella notte di Champions così non è stato. Ecco perché farlo bene porta aumentare l’autostima e la creatività.

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