È stata la settimana più intensa del Napoli 3.0 (del dopo Mazzarri e dopo Benitez): Sarri ha preso possesso del luogo di lavoro (il centro di Castelvolturno) ed è arrivato in azzurro Valdifiori. Muove i primi passi la squadra con i colori del mare ma - almeno per ora - nessuno la sorregge. Nemmeno i più ottimisti, riescono ad aggiungere dosi di bontà sul Napoli versione Sarri. Forse è meglio così: meno attese, più sorprese. C'è, però, un dato che fa riflettere: nessuno della struttura Napoli aggiunge una parola su questo progetto, figlio soprattutto della spending review. Perché? Almeno due buone ragioni possono spiegarlo. La prima é il momento particolare creatosi intorno al Napoli. Produce troppi timori. La diffidenza rende la vita più difficile tanto a chi la subisce quanto a chi la prova. Ecco l'impasse dialettico tra il club e il suo pubblico. Tuttavia De Laurentiis può uscire dal vicolo buio se trova il giusto punto di luce. Uno può ispirarlo: meno enfasi e ancor meno scuse sul fallimento della breve era beniteziana. Non c'è da arrossire se sono stati sprecati 135 milioni di cartellini in due anni e si é finiti un mese fa a -24 punti dalla Juve, prima in classifica. Infine l'ultimo crocevia nell'ingorgo d'informazione. E' quello legittimo; ovvero bisogna aspettare che il processo di ristrutturazione del Napoli abbia termine prima di emettere sentenze.
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