Le sensazioni al Maradona sono state piuttosto contrastanti. Il Napoli ha orchestrato una rimonta entusiasmante, sebbene, a dieci minuti dalla conclusione, si profilasse l’ombra di un epilogo sfortunato. Questa partita, densa di narrazioni, solleva interrogativi post-mercato di gennaio, in particolare sulla capacità di questa formazione, incline all’attacco, di trovare un equilibrio. La svolta arriva al 61’, quando Mazzarri trasforma il 4-3-3 in un 4-2-3-1, introducendo Ngonge e Lindstrom per Politano e Cajuste. Il danese ha agito da trequartista dietro Simeone, mentre Ngonge ha occupato la fascia destra.
Malgrado ciò, persiste un deficit di tenuta mentale: la squadra, pur partendo forte e mostrandosi più dinamica del solito, rivela fragilità non appena inciampa nel primo ostacolo, specialmente nella difesa dei contropiedi avversari e nella costruzione del gioco. Mazzarri, pertanto, è chiamato a riflettere, soprattutto dopo aver esplorato la possibilità di un ritorno al 4-3-3 e l’adozione di schemi “Spallettiani”, con Mario Rui e Di Lorenzo più centrali per dare minori punti di riferimento all’avversario. Forse è tempo di adattare la squadra alla sua fase attuale, valorizzando ogni elemento nel ruolo più adatto.
Se Mazzarri riuscirà a perfezionare questi aspetti, integrando le genialità di quelli che rimangono campioni, come Kvaratskhelia e Osimhen, oltre al contributo dei nuovi acquisti e giocatori come Lindstrom, che sembra aver trovato la sua posizione ideale, gli azzurri potrebbero vivere un finale di stagione esaltante, riconquistando un posto nella tanto ambita Champions League.
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