Continua il viaggio del nostro blog sui giovani calciatori in Campania, alla conoscenza delle possibilità e le potenzialità dei futuri campioni che la nostra regione fa nascere (e crescere), sognando un giorno di vederli calpestare l’erba degli stadi di calcio più importanti di Italia e, si spera, in Europa. Abbiamo avuto la possibilità di intervistare il Direttore delle Giovanili del Bari Corrado Cotta, in visita a Napoli e dintorni per scovare promesse pronte per il settore giovanile della squadra del capoluogo pugliese, con caratteristiche uniche e difficili da trovare in altre regioni. Ecco la nostra intervista e le parole del Direttore biancorosso, con particolare interesse per i giovani campani, le scuole calcio e il settore giovanile come quello del Bari e della squadra di Aurelio De Laurentiis.
Da un punto di vista calcistico, la Campania è una delle regioni più seguite per pescare potenziali giocatori da categorie professioniste o anche ragazzi che in un futuro potrebbero diventare dei crack come si vede in Serie A. Il Bari in che modo è impegnato nel nostro territorio?
“La Campania e la Puglia sono territori molto simili per trovare giocatori interessanti, anche se lo storico dice che ad oggi la regione campana sforna e dà giocatori al calcio italiano in gran numeri. Il vostro territorio, come dice il presidente del Napoli De Laurentiis, trasmette il termine “Cazzimma”, il quale stiamo provando ad imparare e comprendere con il tempo. C’è qualcosa in più che è difficile spiegare e ci attira qui, qualcosa di genetico, forse l’applicazione su questo sport, la voglia di migliorarsi, combattere, non perdere mai e quest’ultimo è un aspetto del Nord da dove io provengo (Como, ndr). Sono caratteristiche che attirano gli addetti ai lavori per il suo potenziale, ma la Puglia non è lontana”.
Possiamo citare del Bari Antonio Floro Flores che possiamo definire il “simbolo” dell’argomento trattato.
“Esattamente. Non ha bisogno di presentazioni, è un giocatore di grande qualità che in Serie A ha detto la sua con Udinese, Genoa, Sassuolo, Chievo e oggi con noi al Bari per provare a ritornare nel massimo campionato del nostro paese. Ecco, lui dimostra quella cattiveria di cui stavamo parlando e molto spesso alcuni giovani di Napoli e dintorni, non ancora maggiorenni, con questa caratteristica sembrano dei piccoli <<ometti>> e penso sia dovuto al territorio, come in Brasile o Argentina”.
Da un napoletano già tra i professionisti ad un altro nelle vostre giovanili, ovvero Ciro Coratella che in Campania si è già messo in mostra con l’Ischia Isolaverde. Come procede il suo percorso nel Bari?
“Per quanto riguarda la Primavera, siamo contenti del lavoro svolto fino adesso dai nostri addetti. Parliamo di un attaccante classe 99’ (scuola Internapoli, ndr.) che è stato anche in Nazionale con i pari età per degli stage della Federazione, ha ancora la possibilità di crescere e confrontarsi in un contesto nel quale è sotto età, quindi paga anche il salto di qualità non facile e l’adattamento con la squadra. Al primo anno di Primavera con qualche acciacco fisico, Ciro è stato impeccabile con il suo comportamento e per il lavoro, deve solo migliorare sotto l’aspetto mentale che è decisivo tra i grandi. Il Bari ci crede nelle sue potenzialità come tanti altri e va aspettato”.
Passiamo al Napoli. Per quanto riguarda il settore giovanile, c’è un dibattito sul lavoro svolto al suo interno, da Gianluca Grava e il suo Staff. Da esterno, lei come lo giudica dopo averlo incontrato in campionato e al Viareggio Cup?
“E’ difficile rispondere perché si può giudicare solo stando all’interno di quel contesto, da fuori ci si può solo affidare a delle impressioni personali. Abbiamo sfidato il Napoli a Viareggio, lo abbiamo visto anche nel campionato fatto con la Primavera, negli Allievi Nazionali e indipendentemente dai risultati del campo, ho visto squadre allenate molto bene e programmate altrettanto bene. In Toscana si sono imposti su di noi e gli Allievi Nazionali sono arrivati ai playoff, quindi questo dimostra che il lavoro dopo tutto è stato fatto nei minimi dettagli. Posso solo giudicare fino a questo punto perché non conosco le strategie e le dinamiche della società, ma il lavoro svolto da Grava è eccellente in tutti gli aspetti, rappresenta molto bene la squadra e questo è dovuto anche al fatto di essere stato un giocatore azzurro. Poi, è chiaro che se la prima squadra raggiunge determinati risultati, in Italia e in Europa, e prende giocatori forti, gli standard si alzano e diventa difficile trovare tra i giovani un giocatore da Napoli, ma anche da Milan, da Inter o da Juventus”.
Come giudica il lavoro svolto nelle scuole calcio a Napoli e cosa si può ottenere con il tempo?
“Io sono stato anche allenatore e una cosa che noto dove sono stato in Campania è l’educazione sportiva. Qui il concetto di tecnico non va assolutamente svalutato, ma in contesti come la scuola calcio si deve essere educatori per permettere ai ragazzi di ascoltare i consigli di chi li allena e migliorarsi sempre, con la calma e senza le urla che molto spesso vengono usate dai più grandi per essere ascoltati, ma intimoriscono i più giovani, questi ultimi non capiscono e hanno il diritto di non capire perché sono in una fase delicata della vita. La comunicazione è fondamentale tra i giovani e a Napoli si fa molto bene. Poi mi consenta di dire che la città e l’ambiente sono unici, mi affascinano e so bene di poter ritornare ogni volta in Puglia con il lavoro svolto nella maniera giusta”.
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