Capire sì, preoccuparsi no

Prima sconfitta, presi tre gol in una sola partita, molti del Napoli sotto tono. Ma primo comandamento: mantenere la calma. Non è un consiglio superficiale, non è una blanda rassicurazione. Mentre i dubbi su un calo del Napoli hanno ripreso a crescere, mantenere la calma è proprio ciò che bisogna continuare a fare. Per quale motivo? Perché i numeri del Napoli restano tra i migliori. Non per magia, non per un colpo di fortuna, ma perché - e non per caso - questa squadra (calo o involuzione che sia) può dare ancora tanto nella corsa ad occupare quella che è diventata una poltrona per tre: Napoli, Milan e Inter.  

Il piccolo stop azzurro viene da lontano, risale al 30 ottobre, dalla partita di Salerno. Gli ultimi venti minuti d’attacco non giustificano  quanto non accaduto in precedenza. Se non riesci a interpretare partite come Inter-Napoli, o peggio le interpreti male, il risultato è questo. E non ti salva nemmeno l’inimmaginabile gol di Mertens, mandato in campo troppo tardi. Il vulnus della sconfitta è tutto racchiuso nel primo tempo. Inter superiore per buona parte di quei 45', nelle transizioni e nel pressing. Il vero Napoli si è visto troppo poco, per meriti dell’Inter, tuttavia anche per un crollo dal centrocampo in giù. Devastante l’1-2. E qui non voglio innescare polemiche, ma porre un interrogativo: Koulibaly non tocca il pallone prima col braccio attaccato al corpo? Ecco bisognerebbe ricordare ad arbitro, Var e compagnia bella  l'argomentazione ontologica di Sant'Anselmo: andarci vicino vale solo a bocce. 
E poi qualche parola pure su quelle che venivano chiamate telecronache. Ora sono teleteorie, compresa quest’ultima: di fatti accaduti in campo non c’è nulla. Solo un effluvio di stravaganti termini del tipo: quinto a sinistra, sotto punta, ritmo mancino (ma che è ? Un ballo?) etc.Al posto dei tele-ex-cronisti mi spingerei oltre. Abolirei la cronaca come forma di comunicazione all’interno degli stadi, sostituendola con i più pratici emoticon o con simpatici segnali, visto che il tema narrativo risulta ormai anacronistico. Oramai nessuna persona sana di mente riesce ancora a proferire più di mezza riga di racconto puro, senza venire colta dal mal di testa e soprattutto dall’insopprimibile bisogno di dire la propria sull’argomento.

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