Addio Dino, tenero innamorato della maglia azzurra

Prese per mano il più grande calciatore, lo portò a Napoli, fu il prodigio di un sogno. Gli porse di tutto, di più. Anche la sua meravigliosa villa di Cartaromana a Ischia. Maradona lì giocava a calcetto, con amici e compagni di squadra vi compiva magie, era un campo verde che si estendeva gomito a gomito con la casa padronale. Dino Celentano si mise a guardia di un tesoro. Era giugno, era il 1984. Aveva presidiato per settimane avenida Arístides Maillol, la sede del Barcellona F.C., per non far perdere al suo Napoli un colpo di quella estenuante trattativa. Dino Celentano fu dirigente abile e innamorato di quelle maglie che hanno i colori del mare. E per mare bordeggiò con Jorge Cysterpiller il furbo manager amico di Maradona. Dino Celentano gli offrì la plancia del Magnum 54 per incantare lui e Diego con i benevoli sortilegi del Golfo. Dino Celentano e il suo amico Bruno Pesaola si sono congedati in questi giorni da fuoriclasse e contropiedi terreni, dopo una vita spesa a ragionar di pallone, inseguendolo prima in proprio sul campo e comandandone l’inseguimento altrui poi, dalla panchina e dalla scrivania. Uno più giovane, Dino, Bruno più maturo. Erano testimoni di un calcio appartenuto a generazioni precedenti, tattico e verace, suggestivo e anche fotogenico, a giudicare dal fascino degli album in bianco e nero o al più nei primi sgranati technicolor. Dino Celentano forse oggi era passato di moda, ma nel calcio vero, quello di grandi traguardi e grandi ideali, ha saputo lasciare un segno che niente e nessuno possono dissipare. Apparteneva all'imprenditoria arrembante, ancorché sana: quella della Napoli che guariva le ferite del Dopoguerra. Ma è soprattutto da dirigente del Napoli che il suo nome venne alla ribalta, dalla seconda metà degli anni ’70. La sua storia si lega alle epiche imprese del Napoli del suo amico e presidente Corrado Ferlaino. Ma Dino Celentano era buon amico di tanti. Aveva la forza del sorriso, conosceva la vita, sapeva come incrociare gli sguardi. Perché così si entra nell’anima della gente, così s’impara a precipitare per poi risalire. Ora è lassù, tocca il cielo che si colora di un altro azzurro: molto, troppo simile a quello del suo Napoli. Innamorati per sempre.

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