L’eterna questione tifosi-allenatore-club

Il Napoli ha vinto a Torino. E va bene così. Tuttavia, al di là della partita di oggi e di quelle che verranno, e che non cambieranno lo storytelling della stagione, resta in piedi una sola questione, quella sintetizzabile nella proporzione tifosi-allenatore-presidente-squadra.
Si può fare ancora qualcosa per evitare che modi e toni da rabbia e delusione devastino una volta di più meriti e colpe? Chiariamo subito: vedere svanire la lotta scudetto ha sferzato, e non poco, l’ambiente. È, più che legittimo e doveroso prendere posizione su questioni come la necessità, o meno, di fornire mezzi e uomini al Napoli per obiettivi più alti. O su quale sia la miglior via per raggiungere il traguardo che tanti si ripropongono, la riconquista di uno scudetto. Ed è altrettanto doveroso approfondire le implicazioni di una scelta o dell’altra. Beninteso: il discorso vale, identico e soprattutto, per chi — nel merito — la pensa in modo opposto a quello di Spalletti (terzo posto gran risultato) e di chi scrive su social e similari, che (purtroppo) sia utile e giusto cambiare allenatore o far sì che Adl ceda il Napoli.
Insomma, è possibile stare da una parte, e nello stesso tempo lavorare per il “cessate le polemiche”? Non solo è possibile. È doveroso, ed è il miglior servizio che si possa rendere al Napoli; oltre che ai suoi tifosi. 
C’è, innanzitutto, da chiarire che tra ambizioni e obiettivi esiste un gran bella differenza. 
Il desiderio legittimo di migliorare la propria posizione o di essere valutati secondo i propri meriti è il credo comune di tifosi e squadra. I traguardi da raggiungere sono, invece, affidati alla sostenibilità delle strategie del club. Insomma, le due cose, nel calcio, e nel Napoli in particolare, non coincidono. Perché le aspettative si traducono sempre e comunque in “scudetto”. Ma per costruire un Napoli del genere occorrono sforzi finanziari e molto tempo. E non vale dire “quest’anno eravamo a un passo”. Perché significa ammettere che se il Napoli dovesse vincere il campionato sarebbe per caso e non per scelta. 
De Laurentiis ha ribadito di voler gestire il Napoli con il massimo rigore: piglio imprenditoriale, priorità ai conti in attivo e nessuna concessione alla passionalità. 
Quindi restiamo calmi e andiamo avanti.
Poi c’è il linguaggio del calcio, del quale Spalletti è uno dei simboli. Autocelebrazioni e ditini puntati contro questo o quello - e vale per tutti - non fanno bene né a chi li punta e né a chi se li vede contro. Come dire? La fretta di gonfiare il petto e d’impartire lezioni non è mai condivisibile.

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