Una carica di innovazione

 

Un altro sorso di nuove sfide vinte con avversarie difficili. E l’Atalanta solitamente lo è stata. Gasperini aveva una grande occasione davanti a m.Scegliere quale partita giocare. Ha scelto di affrontare “vis a vis” Spalletti, ne ha pagato le conseguenze: 2-0. Il Napoli ha spremuto come un limone l’Atalanta: possesso palla, pressione, sino a farla capitolare con quel gran gol di Kvara.

Ma c'è anche qualcosa in più nell’ acrobazia calcistica del ragazzone azzurro, che c'è in realtà già in molte sue partite, ed è quello che gli fa essere ormai per la squadra e non con la squadra. Che poi si trasforma in questo Napoli diverso e vero, che porta una carica di innovazione, di aspetti diversi, con cui tutti devono fare i conti.

Già gli altri: i grandi club nella loro stagione più amara. Loro che non aggiornano la cassetta degli attrezzi, anziché produrre nuove idee si adagiano nella retorica della stagione storta e della malasorte, rifugiandosi nella sterile litania della “colpa degli altri” e nel rivendicazionismo lamentoso. Fino all'emergere di un passato e di un presente  impastato di nostalgie di milioni spesi per mettere insieme figurine di calciatori più che squadre vere e vive.

La corsa del Napoli dunque continua, veloce e profonda, e da metà gennaio, dal 5-1 alla Juve per intenderci, non esiste dubbio sullo scudetto del Napoli che non sia legato a scaramanzie, malocchi e altri esoterismi da b-movie. Campionato dominato oltre ogni spiegazione riduttiva, perché se è vero che l’opposizione non ha mai smesso di perdere colpi, fino ad accumulare uno svantaggio così pesante (sono 6 partite piene, sic rebus stantibus il Napoli potrebbe programmare la festa per fine aprile), è altrettanto evidente come il congegno creato da Spalletti sia talmente perfezionato e aggressivo da togliere a chiunque la voglia di lottare. Che siano gli avversari di giornata 

che siano i rivali (presunti e addolorati) di classifica: il Napoli gioca sovente prima degli altri, che quando vanno in campo sanno , tranne rari casi, di rischiare la catastrofe (calcistica ovviamente). Come l’indimenticabile battuta di Beppe Viola sul pugile sfigurato dai colpi ed esausto che, tra una ripresa e l’altra, chiede al suo secondo come se la stia cavando, e quello impietoso risponde «se l’ammazzi fai pari». 

 

 

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