Squadra dai “mille culure”

Nella partita di Firenze, il Napoli comincia lento, però alla fine sa presentare il conto. Già, perché se non sei in grado di farlo, i nodi non sciolti si aggrovigliano e diventano un inciampo. Ed è proprio così che si rivela la variegata cultura calcistica che cova dietro questa capolista da sette vittorie in sette partite. Perché si può vincere in mille modi e il Napoli, spietato nei propri intenti, sembra conoscerli tutti.
Squadra furba e quasi matura: con il primo tempo ha limitato i danni in una situazione d’apparente difficoltà, con il secondo ha vinto pescando a piene mani nel repertorio delle qualità tecniche di Osimhen e della rocciosa linea difensiva Koulibaly-Rrhamani, autore del gol decisivo. Ma il Napoli delle astuzie tattiche di Spalletti (al di là del 2-1 nato da schema su palla inattiva) ha mutato la partita intera disorientando il piano di Italiano, costretto a calarsi in un match che non aveva immaginato e, soprattutto, che non poteva cambiare a sua volta con una contromossa.
Già, perché il Napoli pareva annichilito dall’aggressività avversaria, tuttavia farsi schiacciare indietro e lavorare di contropiede, sino a diventare feroce con le ripartenze di Osimhen, è stato il modo per ristabilire la propria priorità. Grazie anche alla potenza di Anguissa e Koulibaly, le altre due parti del corpo africano del Napoli.

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