Questione di responsabilità

"Sull’uno a zero però abbiamo avuto grandi margini per chiudere la partita, la sensazione è che ci siamo un pochettino compiaciuti di come stavamo giocando, abbiamo avuto una mentalità da bambini, non abbiamo pensato a chiuderla". Mancanza di maturità da parte della squadra? forse Sarri ha ragione quando parla di gara non chiusa per mancanza di esperienza, ma adesso è arrivato il momento che ogni componente del Napoli faccia un esame di coscienza e si prendesse le proprie responsabilità. Certo, l'infortunio di Milik ha scombussolato i piani del tecnico toscano, ma anche in questo caso si deve parlare di responsabilità che si deve assumere chi ha fatto il mercato, più precisamente chi ha voluto essere una testa dura nel far rimanere un determinato calciatore in un contesto nel quale non si sente al proprio agio da un anno a questa parte. Stiamo parlando di Gabbiadini, rimasto per la forte volontà di De Laurentiis. Per carità, più volte abbiamo elogiato l'attaccante bergamaso per i suoi mezzi tecnici che comunque in passato sono serviti molto al Napoli, ma si è perso con il tempo con l'arrivo di Sarri. Il toscano non è un uomo da mezzi termini e neanche un diplomatico, sa cosa vuole e più volte ha dimostrato non avere molto a genio nel suo piano tattico Manolo Gabbiadini che era vicino all'addio in estate. Ma allora perché tenerlo? è vero che con i se e con i ma non si fa la storia, ma già più volte Gabbiadini ha dimostrato di non essere una vera prima punta e che il suo habitat naturale è la trequarti avversaria. Certo, fosse andato in un'altra squadra e avesse fatto meglio, ce ne saremo pentiti con il tempo, ma era un rischio da prendere e dopo l'arrivo di Milik, serviva un'altra punta (vera) e vendere Gabbiadini come era stato programmato all'inizio. Una responsabilità di De Laurentiis che molto probabilmente si prenderà e darà via il giocatore a gennaio con un prezzo più economico di quello dell'estate scorsa. Ma dopo la partita di ieri sera, il mea culpa deve toccare anche al tecnico azzurro, reo di aver sbagliato il cambio Mertens (ammonito dopo pochi minuti e salterà la partita contro l'Inter perché era diffidato) per Gabbiadini e di non aver dato alla squadra i famosi "occhi della tigre" al ritorno in campo per la ripresa. E' vero, la squadra è orfana del classico uomo che "la butta dentro", ma questo motivo non è più valido per giustificare la mancanza di risultati degli azzurri e dopo un mese si è passati ad essere una squadra in corsa per i primi tre posti ad un gruppo che ha perso se stessa in poche settimane. Una rosa deve essere forte non solo nei piedi, ma anche nella testa e deve saper reagire alle avversità di una stagione lunga, tortuosa e piena di ostacoli, non si può sempre pensare che la ruota possa girare male per gli infortunati, le tensioni dall'esterno, dalle richieste della piazza o dalla sfortuna, la quale ha deciso di presentarsi nel finale di gara con il palo di Callejon e non è stata la principale causa dell'ennesima brusca frenata della squadra azzurra. Sarri è un grandissimo allenatore, ha un bagaglio tecnico e tattico da far invidia a moltissimi dei suoi colleghi, ma i più bravi del suo ruolo sono anche fenomenali psicologi che riescono a far leva su tasti emozionali di alcuni giocatori calciatori, come Conte con la Juventus e l'Italia, e questi ultimi diventano decisivi in tutti sensi, evitando di fare il classico compitino. A Sarri va la responsabilità di non aver forgiato una squadra nel carattere e le cause come "è calata la tensione nel corso della partita" oppure "oggi non abbiamo fatto nostra la partita" possono capitare nel corso della stagione, ma se succede consecutivamente diventa un campanello d'allarme che ha già incominciato a suonare. Ma una nave è fatta anche da un equipaggio e al processo delle responsabilità ci devono andare anche alcuni elementi della squadra azzurra: Reina che contro squadre come Lazio, Besiktas ha compromesso il risultato del Napoli ed è rimasto imbattuto solo tre volte contro Empoli, Chievo e Genoa dove si riscattò da un brutto gol da una sua svista preso contro il Bologna al San Paolo. Goulham che dimostra di essere discontinuo e in fase offensiva poco efficace, Jorginho ha perso momentaneamente se stesso ed è uno sbiadito ricordo di quel giocatore dalle geometrie da far invidia a tantissime squadre, superato da un Diawara il quale sta piano piano entrando negli schemi del tecnico toscano. Mertens è continuo autore, da qualche partita fino a ieri, di sciocchezze madornali come falli inutili, pressing eccessivamente aggressivi che lo hanno portato a collezzionare cartellini gialli e la squalifica da una partita delicatissima come quella di venerdì contro l'Inter. Nel processo ci finisce anche Gabbiadini perché è vero che l'anno scorso Sarri ha sbagliato a mettere il bergamasco in campo con il contagocce e anche perché c'era Higuain con i suoi 36 gol, ma quest'anno è rimasto anche di suo volontà, poteva giocarsela tranquillamente con Milik e quando era il suo momento perché l'attaccante polacco si era fatto male, viene meno psicologicamente e per di più si fa espellere in una partita facile come quella a Crotone. In questi casi, o ti prendi quello che doveva essere tuo oppure non hai più giustificazioni. Il Napoli deve guardarsi in se stesso e tutti devono prendersi le proprie responsabilità, dal chi sta ai vertici a chi manda la squadra in campo e chi scende in campo. Aspettando con ansia la sessione di mercato di gennaio, l'unica cosa da sperare è cercare di ritrovare il sentiero che riporta la squadra alla strada maestra e cercare di non compromettere ancor di più la stagione dalla quale dipenderanno le partite di venerdì contro l'Inter e martedì in Champions con il Benfica.

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