Quella cattiva fretta di essere subito maturi

In una notte sono ritornati i fantasmi del passato, quella paura che sembrava essere svanita nella passata stagione a suon di vittorie e prestazioni da ricordare nell'avvenire, ma eccoli qui a farci preoccupare e lasciare l'amaro in bocca in un momento importante di questa stagione. Anche il San Paolo, dinanzi a questi spettri, sembra aver perso quell'identità di "Arena", dove il pubblico scalda gli animi dei gladiatori pronti a dare battaglia e sospinti dalla sete di vittoria, quella voglia tipica di chi non conosce altro risultato se non la gloria che diventa obbligatoria quando di fronte sai di avere un avversario più "debole" di te come il Palermo. In un attimo sono ritornate in mente le occasioni perse in passato con Mazzarri con una squadra sempre pronta a dare battaglia però senza un'identità da grande squadra, con Benitez e quel senso di incompiutezza alla fine di ogni gara, soprattutto contro l'Athletic Bilbao e la Lazio, ma questa volta non è stato nulla di tutto questo e probabilmente c'è qualcosa di naturale dietro a questo pareggio del Napoli che sa di sconfitta per tutto l'ambiente azzurro. Lo sa bene Sarri che ieri sera ha parlato di sfortuna davanti alla porta, ma ha anche ammesso di volerci tempo e pazienza con una squadra comunque giovane, bella da vedersi in campo e portatrice di ottimi risultati fino a questo punto della stagione se consideriamo le varie sciagure che l'hanno colpita dopo un inizio promettente: la perdita di un riferimento avanzato come Milik, l'obbligata riorganizzazione di un piano tattico riuscita con enorme successo con il piccolo triangolo delle Bermuda in avanti capeggiato da Mertens, dimostratosi un giocatore che vive lo stato della piazza e adesso più responsabile con la squadra sulle sue spalle, senza dimenticare l'occasione fallita da Gabbiadini e la corsa ai ripari proprio con il piccolo belga. Certo, adesso ritorna la colonna polacca a dettare legge in area di rigore e nel frattempo l'arrivo di Pavoletti ha già fatto chiedere dal popolo azzurro un apporto di gol considerevole nel periodo immediato, dimenticando a forza che il giocatore ha bisogno di tempo per riprenderesi da un fastidioso infortunio e abituarsi alle nuove richieste tattiche di Sarri, notoriamente non di semplice apprensione per il gioco di prima qualità del tecnico toscano, ma già ieri qualcosa di positivo si è visto nei movimenti nel livornese e tra poco forse potremo giudicarlo a dovere. Il gioco azzurro fermato dalla tattica per eccellenza di scuola italiana, ovvero quel terribile (e orribile) catenaccio che i ragazzi di Sarri non riescono a spezzare e la mancata esperienza lo dimostra, anzi la mancata maturità non ancora acquisita per avere la meglio in una partita pressochè fondamentale per la corsa al posto Champions contro l'ultima in classifica condannata da settimane alla retrocessione, per meriti di altri e demeriti propri. Ormai è diventata una cantilena ogni volta dire: questa squadra è bella, gioca probabilmente il calcio più spettacolare d'Europa, ha giocatori di grande tecnica, talento e probabilemente in un futuro alcuni diventeranno tra i più forti del panorama calcistico, ma appena inciampa la si critica ingiustamente e non si ammette che c'è bisogno di tempo e tanta, anzi tantissima, pazienza nel vederli veramente concreti al massimo e lottare per ambiti traguardi, allora ogni discorso diventa inutile e parleremo sempre di un'eterna insoddisfazione che non serve, perché ce la giochiamo con tutti e gli incidenti di percorso capitano a qualsiasi squadra come la Juventus, costretta sempre a vincere e uscita sconfitta contro la FIorentina senza subire processi. Perché loro possono e noi no? Perché appena si sbaglia sono tutti pronti ad affilare i coltelli, mentre i bianconeri continuano ad essere considerati i favoriti sempre e comunque? La fretta è una cattiva consigliera e su tutti lo sa bene la chiave di questa bellissima squadra, ovvero quell'uomo in tuta e sempre con una sigaretta in bocca, pronto a farsi valere con la meglio gioventù azzurra. 

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