Quanto vale il Napoli e quanto (poco) produce

Proviamo a compiere dei raffronti e poi a porci delle domande sul Napoli. È una grande del calcio italiano? Le grandi, in quanto tali, hanno un organico formato da giocatori quasi tutti titolari nelle loro Nazionali. Il Napoli, in questa tornata di impegni per gli Europei o per le amichevoli, ne ha otto in giro per il mondo, il settantacinque per cento dei suoi titolari. Una percentuale di alto profilo. Da qui l’interrogativo: quanto vale, sul mercato, il Napoli? Tre volte più della Samp (274 milioni contro 91), ma sul campo e in classifica tutto ciò ancora non s’è visto. C’è dell’altro: ha una rosa che supera del doppio, quella della Lazio (terza, mentre gli azzurri sono quinti). E dell’altro ancora: se i conti economici hanno un peso evidente - come più volte hanno sostenuto Benitez e De Laurentiis - il gruppo affidato a Rafa vale 65 milioni in meno rispetto a quello di marca Juventus. L’organico maneggiato da Allegri dista, però, ben venti punti dal Napoli. Troppi? Beh, decisamente sì.
Colpa di chi guida una vettura sulla carta così potente? Può darsi. Nessuno può negare che Benitez fosse la migliore soluzione disponibile dopo l’addio di Mazzarri - e al secondo posto di quella stagione -, almeno fino a quando Mourinho o Guardiola non decidano di reincarnarsi a Castelvolturno. Rafa ha vinto in Spagna e in Inghilterra (difficilissimo), è un domatore di estrema professionalità, uomo di mondo e tecnico di livello internazionale. Quindi, la vera domanda non riguarda soltanto lui, ma pure il Napoli: insieme formano un unico da Champions? Egli s’è rivelato un re taumaturgo o un re travicello? Quanto pesano, adesso, i giocatori? Quanto valgono e cosa può fare il loro allenatore?
Una rapida lettura della rosa è sufficiente per decidere che l'attuale quinto posto è un peccato emendabile. Perché la qualificazione alla Champions è un dovere, se non un obiettivo minimo. Forse nel Napoli non ci sono fenomeni, ma qualche buonissimo elemento sì, cominciando da Callejon e Mertens. E poi, di reparto in reparto, Strimic e Koulibaly (non può essersi imbrocchito di colpo) aspettando Zuniga, Hamsjk e soprattutto Gabbiadini (potenzialmente un fenomeno), ma pure Inler che Benitez non ha rilanciato. In attacco c'è un campione vero, Higuain, e c'è uno come Duvan Zapata che spesso si ricorda di essere giovane e forte (molto ogni tanto). Infine aspettiamo Insigne. Prima o poi Benitez elaborerà il referto medico che vede Lorenzo abile e arruolabile. Ma questi elabori il lutto di quella scelta di Rafa nella partita con l’Atalanta.
Elenco di doglianze a parte, non è il caso di intonare il de profundis per il Napoli, che molto ha ancora da fare. Semmai è il caso di chiedere perché non abbia orgoglio e certezza della propria forza, che in partita vale i soliti tre punti, ma soprattutto un certificato di buona salute. Insomma, l’ ”azzurra band” è un po' palliduccia e toccherà al dottor Benitez trovare i rimedi, magari rivedendo li suo protocollo sanitario, fin troppo rigido, così come l’immutabile modulo che ha scelto per il suo Napoli.
 
 

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