Ce n’è per tutti, si accomodino, il Napoli va dimostrando di partita in partita che è in grado di competere gagliardamente anche in questo rush finale della Coppa Italia. La manifestazione nazionale della Lega ,che fino a non molti anni fa era una sorta di rifugio per le deluse dal campionato ,è diventata quella che ò oggi, alla pari con le coppe nazionali di Inghilterra e Spagna, soprattutto.
Il quartetto che partorirà le due finaliste rappresenta il meglio del campionato sicchè le due squadre che si affronteranno all’Olimpico assicurano sin da ora non soltanto spettacolo ma la lotta per conquistare un trofeo prestigioso, in qualche caso riparatore di un mancato arrivo all’inseguitissimo scudetto.
Il Napoli ci tiene a far posto alla coppa in una bacheca non molto grande e lo ha dimostrato proprio nell’ultima gara battendo quella Fiorentina da ultima spiaggia accompagnata al San Paolo da un allenatore piagnone che, per tutta la durata dell’incontro, non ha fatto che lamentarsi con il quarto uomo (fin troppo indulgente) tutte le volte che il severissimo Doveri fischiava un fallo.
Poteva essere la partita del nuovo arrivato Pavoletti, la mossa era la novità che Sarri aveva deciso di inserire in una gara prevedibilmente assai tosta per dare più fisicità all’attacco e come esperimento in proiezione campionato, mentre il prodigioso Milik prosegue allegramente il viaggio verso il ritorno in campo.
Di Pavoletti si è visto poco ma, onestamente, non si poteva nemmeno pretendere di più in quanto il meticolosissimo allenatore toscano non ha avuto il tempo materiale per modificare là davanti un modulo di successo disegnando schemi inediti per tutto il team, non soltanto per l’attacco essendo il Napoli squadra con disegni tattici da rispettare senza tentennamenti.
Rivedere mentalmente i movimenti (pochi ma eccezionali) del gol-vittoria di Callejon per avere ampia conferma di quanto appena detto. Lasciamo a Sarri il tempo per maturare l’alternativa e godiamoci la bellezza del gioco del Napoli e la dimostrata adattabilità di tutti gli azzurri al gioco duro che la Fiorentina, negli ultimi venti minuti più o meno, ha praticato sperando di intimorire il Napoli costringendolo ad arroccarsi dietro la linea del pallone.
Madrid è ancora abbastanza distante ma, se la marcia di avvicinamento continuerà come è cominciata, al Bernabeu non giocheranno soltanto i “blancos” di re Ronaldo.
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