In un calcio, dove più dei propri errori bisogna temere quelli degli arbitri e questi l’ira dei tifosi, da Firenze arriva il risultato di una partita che sembra confermare i pregiudizi e al tempo stesso rovesciarli: Fiorentina-Napoli 0-2. Perché Ribery e compagnia bella hanno dimostrato che dopo un campionato inutile, era giunto il tempo di dimostrare, nella partita da loro più sentita (sic!), tutta l’indubbia ferocia agonistica della Fiorentina. E perché sull’altro lato del campo, il Napoli ha proseguito il suo percorso netto, senza influenze esterne o altro già visto ieri in Juve-Inter, dove hanno fatto bella mostra giocatori tipo Chiellini e Cuadrado che sono “inarbitrabili”, ovvero alla costante ricerca di un vantaggio dal Calvarese di turno.
Fin qui le paure e le tensioni. Ma adesso bisogna azzerare, perché a novanta passi dal traguardo i rischi sono altri.
Perché è forte la tentazione di comportarsi come se il più fosse ormai fatto. Rilassarsi troppo nella rincorsa alla Champions sarebbe un tragico errore. Ma lo è anche nel continuare il divagare incerto su complotti e agguati proprio come accaduto a Firenze, ma col Verona conterà solo e soltanto il campo. Lanciare la palla in avanti nella perversa convinzione che gli alibi siano infiniti, così come il tempo a disposizione, sarebbe fatale.
Infine i numeri del Napoli e i tanti, che in città, i numeri li hanno dati à la carte, anche più di quanto non sia . Su questo e su altro, mi piace citare un condivisibile commento di Marco Azzi.
“I 120 punti della gestione Gattuso in sessanta gare di campionato (tra tante critiche) sono un allucinante paradosso. Come i 102 gol segnati dal Napoli in questa stagione, con gli attaccanti fuori per mesi. Arrossisco perfino io, pur non avendo nulla di cui scusarmi”. Il resto saranno i novanta minuti di Napoli-Verona.
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