Meno scenette, più impegno per la squadra

Non è rassicurante sentire, qualche giorno fa, che «con un Napoli così, siamo in alto mare». Ma è comprensibile: la situazione è quanto mai incerta e i numeri ballano: -7 dall’Inter, due rigori sbagliati su tre, Osimhen a secco da 4 giornate, Kvaratskhelia da sei mesi (sosta estiva esclusa).
Già, ma guardando oltre i numeri, che significa “siamo in alto mare”? Si sa, i tifosi sono per il “tutto e subito”, altrimenti non sarebbero così viscerali e quindi tifosi. Ed ecco che è partita  la caccia all’allenatore. E questo fronte s’ingrossa quando scendono in campo i cosiddetti “opinionisti”, non tutti ovviamente. Ma in quanto “opinionisti” questi hanno un’opinione, non il dono della certezza assoluta. Allora, anche lo 0-0 di Bologna va letto tenendo conto di un clima sofferente e agitato che accompagna il Napoli. Nonostante ciò la partita ha, comunque, elargito un po’ di positività: buona fase difensiva, primo tempo molto ragionato, purtroppo non ragionevole per il risultato, soddisfacente inserimento di Natan, battezzato frettolosamente “oggetto misterioso”. Tuttavia resta un Napoli che non si sente padrone di se stesso: 45’ bene, altri disordinati. Perché quando pali, rigori sbagliati etc. annebbiano le vittorie qualche meccanismo inceppato deve pur esserci. Ed ecco che viene fuori il problema attacco. Ormai gli avversari - dopo lo strabiliante cammino dell’anno scorso - sanno come fermare Osimhen e compagnia. Raddoppi di marcature, difese asserragliate etc. Non sempre si può manovrare solo per Osimhen. Se manca la profondità è come tenere a galla una barca che fa acqua. Ecco,  se qualcosa in più tocca a Garcia sono proprio  i “giochi d’attacco”. A Bologna ha provato nel finale il doppio attaccante per cercare di far saltare il bunker avversario con scambi brevi. Potrebbe essere una soluzione? Vedremo. Nessuno credo voglia più vedere le scenate di oggi di Osimhen e quelle di Kvara la volta scorsa. Entrambe recitate per le sostituzioni decise dall’allenatore, pagato anche per valutare chi e quando cambiare. Ebbene: cari, ottimi calciatori e bravi ragazzi, se magari pensaste di più (alla squadra possibilmente) e vi agitaste di meno sarebbe meglio per tutti. In primis per voi.

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