“L’importante non è quello che trovi alla fine di una corsa, l’importante è quello che provi mentre corri”.
Si conclude nel peggiore dei modi il rapporto tra Walter Mazzarri e il suo Napoli, con l’esonero. Mentre tutti accondiscendono alla scelta di Aurelio De Laurentiis, più che giustificata visti gli scarsi risultati degli ultimi mesi, la mente si perde nei ricordi di un passato bellissimo e difficile da dimenticare.
Il poker di Cavani contro il Dnipro. Il pallonetto a Muslera davanti a un San Paolo impazzito. La rete all’ultimo respiro contro il Lecce frutto del salvataggio miracoloso sulla linea di Grava. Le serate indimenticabili di Champions. Il 3-1 al Chelsea futuro vincitore della competizione. Il successo per 2-1 contro il Manchester City. Le vittorie stupende contro la Juventus. Il 3-0 casalingo con la tripletta del Matador. Il 3-2 del ‘seppellitemi qui’. La Coppa Italia del 2011. Le vittorie in rimonta al cardiopalma. Il Napoli sfrontato che, da underdog, se l’andava a giocare su ogni campo. La fame, la grinta, la voglia di non mollare mai. La rinascita e il ritorno in Champions League.
Questo è stato Walter Mazzarri e questo rimarrà per sempre, almeno per me. Quello seduto sulla panchina azzurra in questi tre mesi non era lui, ma una brutta copia che dell’originale aveva ben poco.
Il finale sarà anche stato tragico, ma che viaggio è stato insieme.
Grazie per quello che hai fatto, Walter. E grazie per averci provato, nonostante fosse un disastro annunciato. Niente e nessuno potrà cancellare quello che c’è stato tra di noi.
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