"The show must go on", cantava Freddy Mercury e i suoi Queen in una delle canzoni icona del gruppo in un lontano 1991. L'Italia si era resa protagonista dei Mondiali di Calcio un anno prima, mostrandosi al Mondo come una ricca dama, della quale si vedeva un futuro armonioso e importante, cancellato un anno dopo dal più grave scandalo che il paese abbia mai conosciuto. Oggi rimangono i ricordi di antichi fasti di difficile ritorno e anche il calcio, lo specchio per eccellenza, oggi soffre e la paura del Coronavirus toglie la ragione a chi lo gestisce. Questa è la seconda settimana di questo virus arrivato in Italia e il pallone ha deciso di prendere la mezza misura, la più antipatica di tutte per antonomasia: il campionato deve proseguire, ma a "spezzatino". Dopo aver visto il giusto rinvio delle partite dello scorso weekend, sacrosanto dinanzi a l'imprevidibilità del contagio, il calcio italiano non ha deciso un modo per poter andare avanti (le porte chiuse degli stadi interessati, indicato dal Governo) o addirittura di prendere tempo e seguire lo sviluppo della vicenda con uno "stop" ponderato e forse giusto, ma confermare la stessa decisione e violare due valori sacrosanti di questo disciplina: la sportività e l'autenticità del campionato. A chi serve questo spezzare e rinviare le partite nelle zone interessate e far giocare le altre? Con quale motivo si permette questo, senza far sapere alle squadre da far giocare chi ti sta avanti o dietro la classifica se si fermerà, oppure terrà il tuo passo? Ma soprattutto, a quale tifoso può interessare una cosa del genere se tra un paio di mesi, quello fatto in campo dalla propria squadra tempo prima può essere vanificato con una situazione ben chiara e delineata di classifica, non dettato dal risultato o dal caso ma da fattori esterni da non saper affrontare (e sottolineo, SAPER AFFRONTARE), avendone però delle soluzioni? Con oggi, il calcio italiano si dimostra debole dall'alto, da non voler prendere una decisione nette ed è consapevole di non farlo per la paura della responsabilità, per non trasmettere una partita con uno stadio vuoto ed è sicuramente penalizzante per un giocatore non giocare senza l'energia dei tifosi o per una società per mancanza di introiti e su quest'ultimo qualcuno si è battuto per far rinviare per i propri interessi con Juventus-Inter. La più danneggiata sono i nero azzurri, adesso costretti agli straordinari per poter vincere una lotta scudetto affascinante e con la Lazio ad approfittarne con la vittoria sul Bologna (anche lì, qualcuno si è visto bene i propri interessi, però più di livello sportivo che altro), consapevole di mettersi in un mese di maggio complesso e ancor di più se dovesse continuare la propria avventura europea. Una decisione netta doveva essere presa, consapevole e responsabile, limitando i danni perché solo questo può essere fatto in questa situazione delicata: continuare con sacrificio come indicato da chi ci governa o fermarsi e attendere il seguito. Oggi chi gestisce il calcio ha danneggiato questo sport con la scelta della mezza misura, lo ha alterato per non perdere gli incassi del pubblico e non dare l'immagine, definitivamente assodata con oggi, di un paese in difficoltà ed oltre a questo si è aggiunto anche l'incertezza, una cosa da non potersi assolutamente permettere. Si è deciso di preservare cosa proviene dallo "spettacolo", ma da sportivo e tifoso di questo sport, oggi ne stiamo vedendo ancora uno più triste , tutto per non perdere guadagni e dare la compromessa immagine di questo paese in una delle sue eccellenze, ma fidatevi che con la decisione di oggi non c'è nessuno a salvarsi da questo pensiero triste e a pagarne come prima vittima sono sempre gli stessi: la passione del calcio e i suoi tifosi. Fermarsi era necessario per chi è contagiato, per chi rischia di esserlo e per non rovinare uno sport che deve essere di tutti.
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