Le quattro virtù della capolista

Il Napoli è alla sua undicesima vittoria di fila che diventa anche la tredicesima su quindici partite giocate, ma  che si trasforma in diciotto successi su ventuno match disputati, contando anche la Champions.  Basterebbero questi numeri e queste poche righe per concludere con un giudizio oggettivo la straordinaria “striscia” di Spalletti e dei suoi ragazzi.

Basterebbero, se non si aggiungessero altre considerazioni. Una viene ben rappresentata da un parallelo ciclistico: se hai un vantaggio di minuti e una parte delle grandi salite è andata, vai incontro al traguardo e alla maglia rosa con ottime prospettive. Il Napoli sta facendo il vuoto, le ultime due giornate prima di questa sosta (Empoli e Udinese) lo consegnano in cima alla classifica e lo autorizzano a pensarsi sempre più solo.

Tuttavia c’è ancora una riflessione da fare, riguarda il modo operante delle vittorie e delle sue qualità. Le altre avversarie (vedi buon ultima l’Udinese) si scervellano nell’interpretare le sfide contro Osimhen e compagnia. Le preparano con cura e con malizia, ma poi finiscono tutte lì: cadono, soccombono. Insomma, il Napoli è capolista per definizione. Dominatore della prima parte della stagione. E il piccolo blackout finale in Napoli-Udinese è poco più di un incidente di percorso. Ops, avevamo dimenticato l’alfabetizzazione del gruppo azzurro, ovvero il metodo Spalletti dei “senza panchina”. Già, perché quella del Napoli sembra una rampa di lancio più che undici posti a sedere: Elmas, Ostigard, Gaetano, Olivera…

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