Khvicha Kvaratskhelia, talento del Napoli e della nazionale georgiana, ha rilasciato una lunga intervista a 'The Players Tribune', realizzata prima dello parole di ieri del padre e agente del ragazzo, in cui si è soffermato anche sul suo trasferimento al Napoli: "Passare al Napoli è stato tutto merito di mio padre Badri. Il suo idolo era Maradona. Anche mio padre giocava a calcio e da bambino guardavo sempre i suoi video, per me era il migliore del mondo, avevo 6-7 anni e dicevo che lui era più forte di Messi e Ronaldo. Ricordo che mio padre tirava i calci di punizione fortissimi. Ero così colpito da lui che invitavo gli amici a casa per guardare i suoi video. Mio padre però mi parlava sempre di Maradona, quindi quando il mio agente mi ha detto che il Napoli mi voleva ero felicissimo. Anche per mio padre è stato incredibile: mi disse che non si poteva dire di no al Napoli, al club di Maradona! Quindi non ci ho pensato troppo, non c'è stato dibattito. Lui mi ha detto: "devi andare". Non riesco a descrivere le emozioni che ho provato. Gli ho detto: "Andiamo! Subito".
I primi giorni a Napoli.
"Quando sono arrivato la prima cosa che mi hanno chiesto i compagni di squadra è stata: devi cantare, questa è la nostra tradizione! Tutti i nuovi acquisti lo fanno. Kim è andato a cantare per primo ed ha cantato Gangnam Style, è stato bellissimo. Io venivo dopo di lui e quindi c'era una grande pressione, quindi ho scelto una canzone che cantavo quando giocavo in Russia al Rubin Kazan. È stato bello, nessuno conosceva la canzone. Poi ho cantato "la,la,la,la", il ritornello "Live is Life". Tutti mi dicevano: "Sei furbo, vuoi fare colpo sui tifosi del Napoli", ma io non capivo. Alla fine Mario Rui mi ha svelato che quella canzone a Napoli fu resa famosa da Maradona durante i suoi riscaldamenti allo stadio, ma io giuro che non lo sapevo. Ai tifosi però è piaciuto molto, ma sono stato fortunato".
Il rapporto con la città?
"I primi giorni a Napoli vedevo Maradona ovunque. Maradona, Maradona, Maradona. Maradona è il Dio lì. L'ho detto a mio padre. Mi ha detto: "Fammi venire subito a Napoli". All'inizio andavo in taxi all'allenamento perché non avevo la macchina. E dopo, quando ho visto come guidano, ho detto: “Non posso guidare qui, è impossibile”. Ma quando sono arrivato in albergo... il panorama... oh mio Dio. Era la cosa migliore che avessi mai visto, davvero. Poi esco a passeggiare per la città, e anche i settantenni mi conoscono già. Prima ancora di giocare. La gente mi ferma: "Sei Kvaratskhelia!", Dico: "Sì, lo sono!". Sono un ragazzo giovane. Proveniente dalla Dinamo Batumi. E ho un nome difficile. Ma le nonne, i nonni, tutti mi conoscevano già".
Napoletani e georgiani simili?
"L’ho detto tante volte agli amici: georgiani e napoletani siamo quasi la stessa cosa. Il modo in cui amano così tanto il calcio. Viviamo la vita un po’ come... pazzi! Non so come dirlo, ma è come... La passione, l'energia... Viviamo così anche in Georgia. Ai miei amici da casa dico sempre: “A Napoli devi mangiare pizza e pasta”.
Sul Maradona.
"L'altra cosa che dico sempre? "Devi vedere una partita allo Stadio Maradona". Non dimenticherò mai la mia prima visita allo stadio Maradona. Quando sono entrato, anche solo nello spogliatoio, è stato bellissimo. Io normalmente prima della partita non scendo in campo. Alcuni giocatori vanno in campo, sentono l'erba e queste cose, oppure ascoltano la musica con la gente. Io non lo faccio mai. Ma allo stadio Maradona, la prima volta ho pensato: forse dovrei uscire. Devo vedere. Quindi esco ed è stato bellissimo. E anche nel riscaldamento lo stadio era già pieno. Certe emozioni non puoi descriverle. Suonano quella canzone, "La, la, la", quando inizia il riscaldamento. Poi cantano l'altra canzone di Maradona che segue... è "Olé, olé, olé", e poi i fan cantano "Diego, Diego". Quindi ora ogni volta che mi riscaldo, canto anche io: "Diego, Diego". Mio padre lo adora".
Sulla tifoseria azzurra.
"I tifosi sono qualcosa di diverso. La stagione in cui abbiamo vinto lo scudetto, dopo la trasferta della Juventus, torniamo all'aeroporto di Napoli, e stiamo cercando di tornare a casa con l'autobus, ma i tifosi hanno preparato i fuochi d'artificio, i fumogeni tricolore, non si vedeva nulla. Perfino nell'autobus non si riusciva a respirare, era tutto azzurro. Ma la gente era così felice, una città intera in festa, tutti, proprio tutti... e anche io! Sono molto, molto felice di giocare per il club di Maradona".
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