L'anima dolente del Napoli

Due giornate di campionato non sono mai una sentenza, ma neppure una menzogna. Di sicuro, non sembra che la concorrenza del Napoli si sia davvero rafforzata. Tuttavia tra i nostri lidi le difficoltà sono tante, ma non spaventose. Certo, i problemi si trascinano da lontano, e sarebbe ingiusto dire che è già svanito il sogno del riscatto e delle novità, come quella legata a Sarri. C'è, però, quasi dell'autolesionismo in alcune scelte del tecnico. E chi sa se ci saranno altri ostacoli, ora che il campionato riprende dopo il gong del mercato che, ad agosto, nulla ha portato al Napoli se non il giovanissimo Chalobah. Sarri s’aspettava almeno un altro mediano e un centrale di difesa che fosse davvero di difesa. Invece dal centrocampo in giù si continuerà a friggere ancora con l’acqua. Come dire al presidente che non ci sono rincalzi, che da quelle parti la coperta è più che corta, un fazzoletto intriso di lacrime. Ma è l'anima della squadra ad apparire flebile, persino giocatori tanto attesi come Valdifiori continuano a girare e vuoto e precipitano dentro dubbi amletici. In teoria, il Napoli può essere un'alternativa per il terzo posto: a parte i vuoti difensivi mai colmati, ma è anche nella mano dell'allenatore - e non solo di De Laurentiis - il limite che persiste, una specie di rassegnata stanchezza morale. E qui il rischio è grosso, perché non volesse Iddio che il rapporto tra presidente, staff, giocatori e pubblico dovesse compromettersi. Qui non c’è da discutere solo di un modulo che non va (quello con Insigne trequartista) e di un mercato che definire pallido è già un bel complimento, ma pure di una squadra che non ha da anni la giusta ferocia agonistica.

Fortuna che il tempo dinanzi al Napoli è ancora tanto e che neppure le altre entusiasmano. Il Milan sa di non essere grande, altrimenti non avrebbe giocato in quel modo pavido nelle sue due partite. L'Inter sembra una collezione di giocatori nuovi tra le mani di Mancini. Della Roma e della Juve meglio parlarne più in la. Soprattutto di quest’ultima che ha lasciato cadere tre assi dal mazzo, ma che soprattutto ha perso una sua caratteristica: ha guardato sempre l’avversario – chiunque fosse - negli occhi, non è fuggita da un'altra parte. Ed è proprio ciò che si dovrà capire: se c’è ancora qualcosa nell’anima bianconera. Già perché, a Napoli come a Milano e Torino, c’è un’anima dolente che frena le ambizioni.

 

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