Minuto 71. Il Napoli sta perdendo 3-1 contro l'Udinese e ogni secondo che passa allontana gli azzurri dal sogno. Lo sa bene Higuain che è uno di quei pochi a crederci ancora e vuole provarci fino alla fine; perché una rete potrebbe riaprire i giochi, potrebbe regalare una speranza come ha già fatto nel primo tempo e non far svanire del tutto quel sogno chiamato scudetto. Ma improvvisamente qualcosa non va: il Pipita viene contrastato fallosamente da Felipe, per Irrati di Pistoia non c'è nessun fallo e poco dopo Higuain reagisce e viene subito espulso. Con quel piccolo cartonicino rosso si infrangono tutti sogni ai quali il Napoli, ma soprattutto Napoli, credeva da mesi e si voleva continuare così fino a quando la matematica lo permetteva, al di là di ogni pronostico, al di là di ogni opinione televisiva e al di là di ogni limite. In quella immagine di Higuain, in quel minuto poco dopo la sua espulsione c'è tutta la vena emozionale di una città che viveva le stesse emozioni del proprio paladino: rabbia, dolore, amarezza, frustazione, incredulità e quando ormai avevamo compreso cosa era successo con quel poco di lucidità che ci era rimasta nelle nostra mente investita dalle mille emozioni vissute in poco tempo, sentiamo la tristezza come quella del Pipita appena uscito dal campo e probabilmente qualche lacrima è scesa, ma non ce ne siamo neanche accorti. Una rabbia che già era uscita fuori per la partita poco brillante della difesa o anche al gol di Higuain che aveva dimostrato di poterla battere quell'Udinese organizzata ma non così impeccabile, ma al fallo non fischiato di Felipe con conseguente espulsione di Higuain, era uscita fuori tutta la rabbia di un'occasione ormai andata via e costretti ancora una volta, salvo miracoli, a rinunciare ad un trofeo assente da troppo tempo all'ombra del Vesuvio, ma mai dimenticato per la sua incredibile bellezza. Però adesso non possiamo rimanere fermi a piangerci addosso, c'è un campionato da vivere e un posto in Champions da conquistare, perché è vero che abbiamo perso la speranza di realizzare un bellissimo sogno, ma ciò non deve permetterci di rovinare una stagione indimenticabile che raggiungerebbe il giusto coronamento anche entrando a far parte del palcoscenico calcistico più importante d'Europa. La rabbia deve essere la giusta benzina per dimostrare che siamo caduti una sola volta nella nostra lunga corsa, ma che siamo già in piedi e pronti per ricominciare a correre.
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