Ci sono due previsioni che si sono dimostrate avventate nella palla di vetro che ha guidato i pensieri di parecchi dopo l’avvio di campionato . La prima è che bastasse far saltare il tappo di un allenatore schiacciato da contorsionismi tattici, che tutto tornasse come prima, come nell’era Spalletti. Nella seconda palla di vetro s’intravedeva una squadra avvelenata con se stessa e tramortita da una guida tecnica poco capace. Ebbene, mancava davvero poco perché la situazione precipitasse. Ma c’è un’asimmetria evidente in queste valutazioni. Per quanto il Napoli sia stato definito conflittuale, litigioso e pronto agli agguati interni, la squadra (allenatore compreso) ha il cemento dei campioni in carica e al momento si presenta senza avversari tutte le volte che c’è da mettersi alla prova. Di questo ne può dar conto l’Udinese. Formazione ideale per riprendersi da momenti difficili. Tuttavia non è la pochezza degli avversari a indirizzare partita e risultato, è il Napoli che ha impresso su questo 4-1 il meglio del meglio: velocità, ritmo, verticalizzazioni efficaci, buona manovra e buone idee (liberare gli spazi per Kvara anche con l'inserimento di Mario Rui ). E poi il ritorno (al gol) dei figliol prodighi: Osimhen e Kvaratskhelia. E poi ancora ecco i numeri che non ballano più: azzurri a un punto dalla zona Champions, a -4 dal duo, di testa e, stasera, con dieci tiri in porta e quattro gol. È la fine dell’inizio… disastroso? Pare proprio di sì.
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