Khvicha Kvaratskhelia: il fuoriclasse georgiano con la 77 sulle spalle che ha incantato il mondo intero

Ti presentasti un giorno di mezza estate col tuo nome impronunciabile, la faccia da bravo ragazzo e la barba incolta. In mezzo al campo, ti mettesti in mostra sin da subito, indossando i tuoi calzettoni perennemente abbassati, palesando la pronunciata vena sul collo – simbolo dello Scudetto che fu – e un talento cristallino che mi colpì nel profondo. Fu amore a prima vista. Da lì in poi un’escalation difficilmente spiegabile a parole: la rete all’esordio contro l’Hellas Verona, la doppietta al Monza alla prima davanti ai tuoi nuovi tifosi e la prestazione clamorosa – tua e di tutta la squadra – che annientò completamente la Juventus. Le tue prime notti europee, le giocate sensazionali contro il Liverpool, la rete all’Ajax in quel 6-1 indimenticabile e l’assist di tacco contro il Francoforte. Per arrivare allo slalom contro l’Atalanta, la sera in cui mi resi conto di trovarmi dinanzi ad un talento generazionale, un fenomeno come raramente se ne vedono dalle nostre parti. Un ragazzino di vent’anni venuto dalla Georgia che, a suon di gol e assist, riuscì a regalare ad un popolo intero la gioia di tutta una vita: lo Scudetto, 33 anni dopo.

 

Lo sapevo che qui a Napoli non avresti avuto vita lunga, i sogni di gloria sono da tutt’altra parte, ma mai mi sarei aspettato un addio così, in sordina, nel bel mezzo di un campionato che ha ancora molto da raccontare. La delusione c’è ed è anche tanta, perché al giorno d’oggi le storie d’amore non sembrano meritare più un lieto fine. Ti ho amato, Khvicha, e continuerò a farlo in eterno, perché, alla fine, la gratitudine per ciò che hai fatto e significato per noi tifosi partenopei in questi due anni e mezzo è molto più forte del dolore e del retrogusto di tradimento che ha lasciato questo tuo addio. 

 

Secondo molti, nel calcio di oggi, non c’è più spazio per il romanticismo, ma nei tuoi piedi e nelle tue giocate, Khvicha, io ho scorto amore e poesia, che mi hanno fatto infatuare nuovamente di questo sport stupendo. A Napoli, riecheggerà in eterno il nome di Khvicha Kvaratskhelia da Tbilisi, il fuoriclasse georgiano con la 77 sulle spalle che ha incantato il mondo intero.

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