Il buonsenso, prima di tutto

L’arrivederci del Napoli è un carosello di gol e di rimpianti. Quello della soldataglia da stadio ne ha annerito i meriti, purtroppo. Ma volete che importi qualcosa dell’essere civili a mamme che prendono a botte l’insegnante del figlio, o ai padri che pestano l’allenatore della squadretta di calcio, o alle baby gang che massacrano i malcapitati di turno, o ai ragazzi che impugnano la pistola per una stesa o una spedizione punitiva? Diciamo la verità: non gliene importa niente. E anzi, nella violenza raggiunta a La Spezia, lo scontro tra delinquenti di una parte e dell’altra troverebbe semmai conferma del loro sentirsi, nostro malgrado, interpreti autentici dello spirito della città. Ricordate la polemica sull’«egemonia dei violenti», pur essendo in minoranza, che esercitano a Napoli, circostanza denunciata più volte all’apertura dell’anno giudiziario dal procuratore generale Luigi Riello? Ecco l’ennesima prova che aveva detto il giusto. È questo il nostro problema. Pur conoscendo identità, usi e costumi di questi criminali, essi sono sempre lì, acquattati nel buio del loro odio. Il potere della lobby dei violenti da stadio è uno dei grandi misteri italiani.

Non è un’incognita il Napoli che verrà. Non lo è nella linea del 19esimo piano industriale, può esserlo, però, nelle scelte di mercato che verranno. De Laurentiis continua nel suo piano di austerità: contratti orientati verso il basso, fin dove è possibile. E ricerca di calciatori da possibile plusvalenza tecnica e finanziaria.

Alle porte bussa un mercato difficile, già problematico con l’addio di tanti veterani ( in primis Insigne) e la necessità di spendere bene i milioni da Champions in arrivo. Il club azzurro avrebbe bisogno di dare continuità, non dei veleni per un’altra rivoluzione. L’unica strada da percorrere è quella del buonsenso. Nel piano De Laurentiis gli acquisti di tono potrebbero esserci solo, se e quando, si concretizzeranno uscite dalla rosa del Napoli. Le vendite? Beh, queste prescindono dal progetto tecnico, la linea è sempre la stessa. Deciderà la cassa. 

Infine lo scudetto del Milan, la squadra che è un laboratorio perfetto di esperienza e avventura. Giovani e reclute con collaudati professionisti hanno dimostrato che si può vincere anche da riformisti e non solo da rivoluzionari. Ah già, l’annunciata rivoluzione “Aureliana”. Alla prossima.

 

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