Gli errori di rigore

Cominciamo dalla fine e dal rigore gentile offerto al Milan: sentirsi penalizzati nell’era delle tecnologie (leggi var, sigh!) si fa molta fatica a comprendere. Così come a sopportare. Ma andiamo avanti: il Napoli ha giocato una buona partita, ha messo in campo qualità e strategia, ha provato e riprovato a rendere in gol il gran lavoro di palleggio, tuttavia il gioco dell’oca, che segna il cammino del Napoli, ha prodotto, come al solito il minimo sindacale.
Bisogna scriverlo con chiarezza: il Napoli deve comprare chi fa gol. Tanti.
In mezzo al campo, sugli esterni d’attacco e al centro.
Il salto di qualità, l’unico possibile il prossimo anno, è trasformare gli anni di dominio territoriale, pali e occasioni in risultato.
E qui sta uno dei temi del dibattito sul Napoli di quest’anno: soprattutto la prima punta, il centravanti d’attacco e d’avventura, l’estremo sul quale poggiare il lavoro di tutti per poi raccogliere i vantaggi; il Napoli, però, segna poco e sciupa tanto. Forse troppo. Detto ciò, proseguiamo in questa riesamina a ritroso. L’altro cruccio di Gattuso diventa la fragilità con la quale ci si espone agli avversari.
Sette gol subiti nelle ultime cinque partite, impongono la necessità di migliorare i giochi e le attenzioni dei singoli in fase difensiva.
Gattuso ha già caricato il pallottoliere come si deve: non tanto per quel quinto posto effimero quanto motivazionale, ma soprattutto per la caccia al Napoli che verrà, quello molto più suo di oggi, e dei relativi interpreti: chi resta e chi va via. Ed eccoci a Callejon. Parla Gattuso: "Può restare un altro anno? Dovete chiederlo al presidente e al direttore sportivo, loro sanno cosa penso del giocatore e cosa sta dando. Rispetto le politiche della società, chiedete a loro". Tradotto: c’è voglia di Callejon, bisognerebbe offrirgli il rinnovo bis.

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