Giù la maschera
La maschera è caduta, dunque. Sconfitto da prestazioni inspiegabili , ossessionato dallo spettro di un possibile nuovo rovescio proprio ieri contro la Juve, contro cui in passato ha scritto pagine della sua idea di calcio, il Napoli ha fatto la sola cosa di cui è capace. Uscire dall’angolo della sua debolezza, radicalizzando lo scontro. E questa volta, in una sorta di prova generale del cammino che adesso immagina, mirando al bersaglio rimasto: la zona Champions. Già, perché quella contro la Juve è una partita che offre più letture. Della prima abbiamo detto (giù la maschera, la Champions…), delle altre ne parliamo e viene fuori una che, in questo clima d’euforia per i due gol alla Juve, si oscura e si tende a sminuire la buona vittoria. L’accenno è alle cose fatte e non fatte in questo match .
Sul piano delle occasioni c’era come minimo pareggio, ma alla fine è stata premiata la voglia di Kvara e compagnia di far gioco. Perché il Napoli esiste se gioca al calcio, cosa che qualche calciatore per caso aveva incredibilmente dimenticato.
Può vincere o perdere, ma ora la squadra ha ritrovato la sua idea di calcio, assume rischi, subisce e diventa il prezzo per essere propositivi e non per impaurirsi e rinchiudersi lì dietro. Per onestà intellettuale bisogna dire che Calzona ci sta mettendo il suo, tuttavia davvero si può credere che abbia doti taumaturgiche tali, tanto da rimettere in piedi in soli undici giorni un Napoli spento? C’è anche tanto di lavoro fatto da Mazzarri e di un Napoli che ha riavuto indietro un po’ di titolari che prima non aveva.
Pensate a Osimhen: è stato una costante minaccia per la Juve, ha conquistati un rigore come solo lui sa fare, pur se lo ha sbagliato come solo lui sa fare. Già, anche questo è il Napoli, si spera sia quello ritrovato.
toni iavarone
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