Come sempre… dove sono gli uomini chiave?

 

Mettiamoci una mano sulla coscienza e un’altra (a mó di testimonianza) sul pallone di questa sfida dura, ma impalpabile. Ha deciso un  centravanti, uno di quelli che non se lo fa dire, che si vede poco, tuttavia si sente molto: Olivier Giroud,  di maturità tecnica e tattica sopra la media. Ecco, in fondo, il calcio - quello di ieri, dell’altro ieri, di oggi etc.  etc.- è sempre uguale a se stesso. Se hai chi, magari con una miseria d’occasioni, ti fa gol, ebbene hai già messo un piede nella tua partita. E alla fine la vinci. Ecco il punto di crisi del Napoli, galleggia ancora lì:  dove fallisce nelle conclusioni, dove non è più lucido, ovvero negli ultimi venti metri. A volte per scelte sbagliate di Osimhen, altre per errori semplici, tipo quelli di Politano e Insigne, timorosi sino a risultare gli avatar di se stessi .

Se poi in Napoli-Milan la strategia degli allenatori ha il sopravvento, ecco che Pioli ha imbrigliato Spalletti proprio dove le partite prendono un’altra piega e si decidono: il centrocampo. Lì, dove la pressione del Milan ha spuntato l’arma tattica del Napoli: il palleggio. 

Ora occhio alle spalle, la Juve brutta e vincente è a quattro punti. Pochi per essere ignorati e preoccupanti, soprattutto, per le aspettative del Napoli, che poi si traducono in una tranquilla zona Champions. Insomma, i sogni da scudetto per questa squadra sono come quelli d’un saltatore in alto, al quale mancano sempre quei cinque centimetri per raggiungere il record del mondo.

 

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