Che bello vincere resistendo

Ci sono tante storie dentro la storia di questa importante vittoria. C’è il fondo del pozzo di quando il Milan ha attaccato e assediato il Napoli. E poi c’è un lampo, anzi un doppio lampo, il gol del 2-1. 

Però esiste anche un’altra prospettiva da cui guardare una partita che sembrerebbe appartenere solo alla retorica dell’ “abbiamo giocato solo noi, Napoli  fortunato” (tanto per citare Pioli). Tuttavia il calcio non è il pugilato, dove si vince ai punti. Contano i gol, ma non solo. È soprattutto la concretezza che conta. E il Napoli ce l’ha. Dice qualcosa la solidità difensiva? E la pur fugace rapidità con la quale la Spalletti band ha messo in difficoltà il Milan? Certo, il Napoli l’ha fatto per poche volte, ma il conto finale di un match non si fa col pallottoliere delle occasioni perdute. 

Quanto ci piacerebbe una favola che manca dai tempi di Maradona. E quanto la vorremmo. In realtà, questo Napoli ne avrebbe tutti i requisiti. È una società sana; si è clonata sul mercato, ma all’estero,  evitando i pasticci creati da altre. Non ingaggia calciatori magici. Ha continuato a fare plusvalenze. 
In campo non ha cambiato schema, ma modo di applicarlo. Ci sono piccole invenzioni. La più riuscita è la ricerca degli sbocchi in attacco, quando,  per affrontare squadre come il Milan, il Napoli scende nel suo bunker difensivo.

Ben oltre la partita di stasera, Napoli e Milan rappresentano due straordinarie realtà del nostro calcio. La stessa strategia di due club diversi, ma uguali: forti con i giovani e con gli stipendi bassi.

Nella domenica dei grandi club in avaria (leggi Roma, Inter e Juve),  Milan e Napoli hanno pure dominato la scena per lo spettacolo calcistico offerto. Così come ha recuperato la scena Alex Meret, il portiere discusso diventato indiscutibilmente calciatore di tempra e personalità.

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