"Non sarà un' avventura, non può essere soltanto una primavera" cantava Lucio Battisti. Tale strofa si presta ad essere il leitmotiv perfetto di questo inizio di stagione del bomber polacco che, sebbene abbia fatto soltanto 4 apparizioni in maglia azzurra, sembra aver già sgomberato il campo dai dubbi ai nostalgici tifosi del Napoli, che dopo la partenza del Pipita Higuain, parevano rassegnati ad una stagione di secondo piano, una stagione di crescita e niente più. Tale rassegnazione derivava principalmente dalla convinzione dell'impossibilità di sostituire degnamente il bomber argentino, che allo stesso tempo avrebbe suggellato definitivamente l'egemonia bianconera sul campionato. Dare sentenze dopo 4 giornate di campionato è una cosa da folli, ma il centroavanti polacco, con le sue 3 doppiette ha dimostrato di essere qualcosa di più di una semplice promessa, e di reggere senza troppi problemi le pressioni di un regno orfano del suo re. Analizzando i goal di Milik, si evince un aspetto molto importante, ovvero il fatto che sia riuscito a segnare in tutti i modi, dimostrando un bagaglio di doti tecniche e atletiche impressionante, nonchè grande dedizione ai dettami di mister Sarri. Ha aperto le danze con un goal da rapinatore d'area contro il Milan, facendosi trovare nel posto giusto al momento giusto, dopodichè ha sigillato il suo esordio con un goal da centravanti purosangue, incornando su un calcio d'angolo con forza e precisione. Sulla scia del goal col Milan, ha realizzato poi, contro la Dinamo Kiev, una doppietta, sempre di testa, ma stavolta dimostrando, nel secondo goal, anche una certa scaltrezza e capacità di agire con lucidità e freddezza, guardando sempre la porta e mettendo il pallone nel pertugio giusto. Ma è proprio con la terza doppietta che ha lasciato vedere tutte le sue qualità da attaccante moderno, che sa usare la spada e il fioretto, sa attaccare gli spazi e dialogare con i compagni, ma anche inventarsi goal dal nulla. Nel primo goal contro il Bologna si evince proprio l'abilità nell'attacco della profondità, con buona esplosività e velocità nei 15-20 metri, a dettare il passaggio a Marek Hamsik, concluso poi con un pallonetto di fattura tecnica di "pipitiana" memoria. Nel secondo goal ha invece dimostrato quella che è forse la sua qualità migliore: il tiro. Con la prodezza balistica che ha chiuso il match, ha infatti lanciato un messaggio molto chiaro: non solo opportunismo e capacità di integrarsi nel gioco corale, ma anche abilità nel cacciare il famoso coniglio dal cilindro, e forse nello scacciare il Pipita dai pensieri dei napoletani. Chi vivrà vedrà, ma nel frattempo la canzone continua così: "Perchè io sono innamorato, sempre di più...".
- Accedi o registrati per inserire commenti.