Sarà che ad alcuni piace mettere alla gogna, sarà che Mancini è un'allenatore in giacca e Sarri in tuta. Sarà anche che dicendo frocio tocchi (giustamente) un nervo scoperto in questa società. Ma qualcuno ha perso di vista un aspetto comunque rilevante. Il Napoli è uscito dalla Coppa Italia, e lo ha fatto contro l'Inter. Già, perchè?
Senza volerci appellare alla sfortuna e agli arbitri (quello lo lasciamo fare a stregoni e a malpensanti), dei forti, chiari motivi di questa sconfitta ci sono. Le due squadre si erano già affrontate in campionato non molto tempo fa. Da quella gara, evidentemente, il Mancio ha appreso molto più di Sarri. L'asfissiante e talvolta irragionevole pressing fatto nella trequarti nerazzurra non ha prodotto frutti sperati, e anzi una volta passato in svantaggio, il Napoli era a corto di idee e fiato nei polmoni. Espressioni nel finale a parte, Sarri qualche errorino tattico e di atteggiamento in questa partita lo ha dimostrato. Mancini è arrivato al San Paolo con la chiara idea di attendere il Napoli per aprirsi campo alle spalle della difesa azzurra. I nerazzurri hanno un enorme problema di costruzione di gioco, mentre sono i migliori a difendersi in questo campionato (numeri alla mano). Dalla scorsa gara il Mancio ha capito che concedere spazio a gente come Mertens, Gabbiadini, Callejon o anche Insigne e Higuain, non sarebbe stata proprio un'ottima idea. Un tiro un gol, voi direte, ma questa è l'Inter. Si difende in maniera egregia e riparte. E questo Sarri lo sa. In fase di non possesso, avrebbe avuto un'alternativa. Usare la medesima tattica. Attendere l'Inter, che tutto sa fare fuorché costruire, e ripartire in contropiede. Un inversione dei ruoli per dirla tutta. Cioè mettere l'avversario nella condizione peggiore per lui (quella di possesso palla). Un pizzico di duttilità in più avrebbe permesso di scardinare quella doppia linea a 4 costruita da Mancini. Ma tattica a parte, questa partita ha dimostrato una lacuna di rosa. Fuori David Lopez, entra Jorginho a fare la mezz'ala. Quello sarebbe dovuto essere il turno di riposo dell'italo-brasiliano, alla fine ha finito per giocare e per di più in un ruolo non suo.
Giusto per ricordare a chi dice che non c'è bisogno di nessuno per non minare gli equilibri della rosa. Acquistare un giocatore da 30 milioni per farlo accomodare in panchina, no. Questo potrebbe effettivamente non giovare alla squadra e creare malcontento nello spogliatoio. Ma un giocatore operaio, che accetterebbe senza indugi un ruolo secondario per far rifiatare i titolari, sì. Questa squadra ne ha bisogno, a centrocampo come a difesa.
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