Se questo è il calcio, meglio scendere

Se questo è il nostro calcio, quello che lo rende il nono produttore nazionale di ricchezza (12,7 miliardi), meglio far finta che sia tutta una finta oppure che appartenga ad altri paesi e ad altri continenti. Perché una settimana del genere diventa il paradigma di che governo governa questo sport (bisticcio di parole voluto) e in generale di come esso si sia lasciato portare al di la dei confini della realtà, vivendo con la solita incoscienza tra illegalità e coni d’ombra.  Parlano per tutto due vicende: il Parma e il derby del Genoa. Cominciamo dalla questione più grave. Non è mai accaduto che una squadra di serie A stesse per ritirarsi e questo conferma le grandi responsabilità di chi non ha vigilato all’interno dell’istituzione calcio, a cominciare dalla Lega. La situazione del club avrebbe meritato massima attenzione, non soltanto per i 114 giocatori ceduti in prestito nella stagione 2013-2014 (22 in B, 60 in Prima Divisione, 32 in Seconda Divisione) e per il fallimento alle porte.
Tuttavia, Lega e Federazione hanno altro a cui pensare: a Milano hanno tempo solo per accapigliarsi sui soldi dei diritti tv, a Roma tra libri che Tavecchio vende ai suoi tesserati e gli eccessi del suo nume tutelare Lotito, pensano bene di non immischiarsi.  Tra le tante scartoffie e pandette non esiste un sistema di regole-paracadute per evitare disastri del genere.  A Parma non ci sono nemmeno i danari per pagare gli steward dello stadio e il rinvio del match con l’Udinese, nonostante la disponibilità dei giocatori, si mescola con la più torva normalità. Ma tant’è, il livello è questo: passa di mano un club di serie A come se fosse un fazzoletto di carta, nessuno ci mette becco, come nelle peggiori consorterie. La transazione dalla proprietà Ghirardi – ha prodotto un debito di più di 90 milioni – agli strani personaggi sinora visti è pagata appena un euro? Qual è il problema? Che facciano pure quest’altra pagliacciata, tanto se hanno o non hanno gli euro per affrontare l’enorme massa debitoria a chi importa? Così come nessuno s’è mai curato di che fine abbiano fatto i 64 milioni in due anni incassati da Sky, Mediaset e altre tv. Eppure basterebbe mettere su un pochino di regole certe (in Premier i filtri sulla reputazione di chi possiede club sono perfetti) e, soprattutto, mettere davvero in funzione gli organismi di controllo (Covisoc etc.) per prevenire e poi sanzionare. Ma forse a Parma non è successo nulla di grave. Come a Genova, dove non s’è giocato Genoa-Samp per…  pioggia. Sì, perché i manutentori dello stadio vantano crediti per più di due milioni da entrambe le società e gli addetti alla protezione del terreno di gioco, stufi di non essere pagati, sabato non hanno coperto il campo con teloni impermeabili. Insomma, almeno un po’ di vergogna non farebbe male. Perché se questo continua a essere il nostro calcio, meglio scendere.

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