È una fatica il ritorno del Napoli alla realtà del campionato. Una fatica, e si vede. Ma anche mal ripagata, soprattutto per come sono andate le cose. Più Inter e meno Napoli. Più voglia dell’Inter di rimanere attaccata al vertice della classifica. La Spalletti band, invece, incappa nella partita più difficile, ma che lo sia se ne rende conto poco e a tratti. Tuttavia nulla è perduto - nemmeno l’onore - , perché il primo posto è sempre lì e il margine di vantaggio sulla seconda (più cinque) è pur sempre rassicurante. Certo, sarebbe stato meglio renderlo quasi insuperabile, ma tant’è. Fin qui l’ovvio calcolo e ricalcolo della classifica. Poi c’è la partita e tutto ciò che il Napoli ha lasciato su quel campo, oltre ai punti. Come i duelli individuali, quasi mai andati a boccia. O come la leggera abulia d’attacco: Osimhen non è mai uscito dalla pur ruvida e molesta marcatura di Skriniar. O, ancora, come qualche “svirgolata” in difesa, tipo quella che ha consentito l’1-0. O, infine, la manovra troppo rallentata. Preoccupano, invece, un bel po’ di azzurri sotto tono (Rrahmani, Kvara, Anguissa). Certo, la lettura di una partita come questa, per di più a bocce ferme, ha il sapore dell’opinabile.Tuttavia la sola certezza è che il Napoli non comincia a scricchiolare. Insomma, la squadra è viva ed è padrona del proprio destino, pur se ha perso la sua prima partita.
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