Se una partita come questa, con la sua assenza di significati e contenuti, aveva qualcosa da dire, probabilmente é riuscita a spiegare che il Napoli é ormai una formazione di reduci. Niente di grave: avranno vinto ben poco, tuttavia se la sono goduta, ma adesso resta poco. Poche energie, poca ossatura tattica e anche poca voglia. E nonostante tutto, molti di questi ragazzi sono in grado di cavare dal loro dormiveglia numeri come i due gol inflitti a un rassegnato Frosinone. Non c’è altro in questa partita se non il gesto irrispettoso di una parte dei tifosi verso Callejon (gli hanno tirato indietro la maglia lanciata al pubblico) e i cori contro tutti: squadra, allenatore e l’immancabile Adl. Ma cos’è oggi, a campionato virtualmente concluso, questo Napoli, sospeso tra un passato che era incoraggiante è un presente sfavorevole? Alla fine il Napoli ha lo sguardo un po’ così, come a un colloquio di lavoro quando non sai come ti é andata. Bene, ma non benissimo? Male, ma non malissimo? Beh, innanzitutto ha ragione a essere soddisfatto del secondo posto e della qualificazione Champions. Non ne ha, invece, per avere, solo per poche settimane, guardato negli occhi senza abbassarli i pluri-campioni della Juve. Ha ancor meno tarpino per avere sprecato le occasioni per chiudere i match risolutivi nell’ ideale inseguimento alla Juve. E poi ha sciupato l’occasione Coppa Italia, contro un Milan, oggi sempre più imbarazzante. È ancora: ha segnato, suo malgrado, un solco profondo tra primo e secondo posto. E infine: ha messo insieme 14 punti in meno rispetto a un anno fa. Insomma, non é stata la stagione immaginata e promessa. Mi va di citare a questo punto un tweet del collega Gianluca Monti. Con 280 caratteri ha spiegato attese e manchevolezze del Napoli: “Noi giornalisti (non tutti) abbiamo sbagliato ad accostare in estate certi nomi al Napoli, poi il Napoli ha sbagliato la comunicazione: Ancelotti ha parlato di "squadra competitiva per lo scudetto", De La ha detto: "È il nostro CR7". Troppe parole enfatiche generano aspettative”. E forse proprio questo ha dimenticato di ricordare Ancelotti, quando ha spiegato le proprie ragioni alla vigilia del match di Frosinone. Forse perché in un bicchiere mezzo pieno si annega meglio.
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