Napoli sciagurato, più dell’arbitro?

Un’altra domenica dannata, un ennesimo Napoli scialbo, senza capo né coda, con la sua vena scolastica di scendere in campo. Nulla lo smuove, niente lo elettrizza, la scossa nell’anima è solo un corto circuito di idee e gambe. Nemmeno l’essere scivolati in classifica e aver raccolto una miseria di punti nel girone di ritorno, scuote questa squadra che era d’attacco e d’avventura e che ora è appena una delle tante che si agitano dal quinto posto in giù. Vive di episodi. Di chiaroscuri. Neanche un arbitraggio in linea con il gioco del Napoli ha mutato il piglio della formazione messa in campo da un Benitez, ormai gonfio della sua bulimia di titoli, perché solo quelli gli rimangono nel curriculum. Certo, Cavalese ha fatto danni e non supera la mediocrità, anzi ne è lontano, lontanissimo. Tuttavia trovare solo in lui il colpevole è come voler attribuire la febbre al termometro. Un po’ come spesso fa il Napoli, che si sceglie i nemici per evitare di affrontare i problemi. Perché in sei partite ha messo insieme appena cinque punti. Una vittoria con il Sassuolo, il pari con l’Inter e l’Atalanta, tre sconfitte esterne con Palermo, Torino, Verona. Un guscio vuoto più che una vittima del destino. Sì, la crisi viene da lontano e questa sciagurata partita con l’Atalanta è, purtroppo, una delle tante tappe della deriva azzurra. Ieri un’altra formazione disarmata dal tecnico ha firmato la resa, proprio quando l’Atalanta era in dieci e c’era bisogno di scavalcarla a piè pari. De Guzman astratto nella sua posizione di centrocampo, dove dominavano i bergamaschi. Sulla corsia di destra sbandava anche il balbettante Maggio, tormentato dai difensori atalantini. Pareggiare in extremis con un’Atalanta onesta e pragmatica, come il suo Edy Reja, fa arrossire il Napoli, che attribuisce invece solo all’arbitro il suo smarrimento. Sarà sua la colpa se i gioielli di De Laurentiis sembrano oggi bigiotteria? Purtroppo, di questo campionato restano i venti punti di distacco dalla Juve, i sei punti dalla Roma, i cinque dalla Lazio e la fredda amarezza di una delusione che cresce domenica dopo domenica.
 

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