Napoli da dimenticare, senza testa e con poca qualità

Ennesima figuraccia del Napoli contro una squadra sulla carta inferiore. Al Castellani, campo tradizionalmente ostico, gli azzurri hanno subito il gioco dell'Empoli di Sarri che solo nella prima frazione di gara è stato capace di violare la porta di Andujar per ben tre volte.
Squadra irriconoscibile rispetto a quella ammirata nelle ultime uscite tra campionato ed Europa League. I giocatori sembravano imbambolati e gli errori individuali l’hanno fatta da padrone. Sviste a volte più che imbarazzanti, degne di un campo d’oratorio. Koulibaly, colpevole su almeno due dei quattro gol dell’Empoli, ha giocato in maniera scriteriata. Tuttavia non è la prima volta che il colosso francese prende abbagli di una certa rilevanza. Calcolando male i tempi di intervento, sbagliando la marcatura o peggio girandosi di spalle quando viene puntato dall’attaccante avversario.
Per il resto si è rivisto il solito Inler, lento e impacciato. Troppe piroette e ritardi imbarazzanti quando si trattava di smistare il pallone. Va da se che indicare l’azzurro peggiore del match è un compito assai arduo.
Nel posticipo serale si è visto un Napoli senza mordente e soprattutto senza mentalità. Incapace di imbastire una seppur minima parvenza di gioco e soprattutto incapace di trovare le giuste motivazioni. Dopo lo svantaggio non è maturato alcuno spirito di reazione, anzi la squadra ha continuato a imbarcare acqua ad ogni affondo dell’Empoli.
Mentalità a parte è necessario ripetere (per l’ennesima volta) che il Napoli, dal centrocampo in giù, è una squadra con molti limiti. Il reparto avanzato, degno di una grande d’Europa, non può sempre togliere le castagne dal fuoco, specie nelle giornate storte quando non è sufficientemente supportato.
L’attacco azzurro, per qualità e impegno, non merita una difesa e soprattutto un centrocampo del genere. E il modulo c’entra fino ad un certo punto. Anzi, il Napoli ha un allenatore che ha un’idea di gioco ben precisa e che crede in “un calcio propositivo”. Insomma non è certo “un certo tipo di impronta” che manca.
Inler, Lopez, De Guzman, Gargano e Jorginho sono professionisti seri, alcuni di loro anche buoni lottatori, dotati di una certa tempra. Tuttavia non sono in grado di far fare il salto di qualità alla squadra e soprattutto troppo spesso non sono in grado di innescare le forti e temibili punte.
Il pacchetto arretrato si macchia di errori imperdonabili. Sia individuali che dell’intero reparto: marcature allegre, piazzamenti errati e regola del fuorigioco mal interpretata sono solo alcuni degli “orrori” a cui si è assistito. D’altra parte il Napoli ha una media ben poco invidiabile. Quella di  subire un gol e mezzo a partita. Con i quattro di stasera siamo già a quota 43.
La Società avrebbe assolutamente dovuto rinforzare i due reparti “posti in discussione” con elementi di spessore. Invece tra volenterosi cavalli di ritorno (Gargano), utili gregari (David Lopez), oggetti misteriosi (De Guzman e Strinic) e scommesse ancora da valutare (Koulibaly) o ad oggi perse (Rafael) il piano industriale si è inevitabilmente arenato.  La Società, evitando investimenti di un certo peso anche se sostenibili (pur nel rispetto sacrale del pareggio di bilancio), ha dimostrato di non voler fare il salto di qualità, ritrovandosi in una fase di stallo.
Il Napoli è un gruppo troppo imprevedibile e immaturo, nel bene e nel male. “Capace di esaltarsi in momenti di calcio straordinari ma anche di franare con grande fracasso”. Gioie e tonfi (ormai parzialmente) inaspettati sono la quotidianità per questa formazione. Ogni partita è un thriller e “i baldanzosi ma lunatici ragazzi di Benitez”  si trasformano da Dr. Jekyll a Mr. Hyde troppo frequentemente.
 
La rosa attuale non è in grado di sostenere più competizioni e andare avanti da una parte significa frenare bruscamente dall’altra. Per una Europa League fino ad ora di gran livello c’è un Campionato giocato tra alti e bassi. Nato storto e che sta finendo in chiaro scuro; anche se le dirette concorrenti, che non sono il Real o il Bayern Monaco, lasciano ancora qualche flebile speranza.

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