Napoli club solido: De Laurentiis guadagni per 57,5 milioni

L’odierna edizione de “Il Mattino”, in un servizio-inchiesta sui conti del Napoli, firmato da Sergio Governale, fa il punto sull’andamento degli esercizi finanziari del club e su quanto Aurelio De Laurentiis abbia personalmente guadagnato in questi dieci anni di proprietà. Ecco uno stralcio del documentatissimo articolo:
Se il Napoli sta vivendo una vera e propria crisi di fine campionato,
“La gestione del primo decennio targata Aurelio De Laurentiis è infatti da incorniciare, con risultati in crescita costante e un utile registrato per ben otto anni di fila, che al termine della stagione 2013-2014 ha toccato il record di poco più di 20,2 milioni di euro, il migliore tra i big della serie A. Il risultato finale? Ricavi che dalla stagione 2004-2005 a quella 2013-2014 sono nel complesso pari a 1,05 miliardi, costi totali per circa 935 milioni e un utile netto cumulato di 55,6 milioni (al netto di imposte, interessi, svalutazioni e ammortamenti), già decurtato delle perdite dei primi due anni. Se a quest'ultimo togliamo i capitali investiti personalmente dal produttore cinematografico, 14,8 milioni tutti nei primi tre esercizi, e aggiungiamo i compensi da lui intascati finora come amministratore, pari a 16,6 milioni, possiamo dire che il presidente ha realizzato in dieci anni un guadagno contabile di 57,5 milioni. Se guardiamo invece al valore stimato della società, che come vedremo tra poco sfiora i 200 milioni, possiamo dire che il patron ha avuto nel periodo un rendimento sulle risorse impiegate superiore al 1.200% o un ritorno sul capitale di oltre 12 volte.
Ma quest'anno il bilancio potrebbe riservare un'amara sorpresa. Il conto economico potrebbe cioè registrare una battuta d'arresto, come da stessa ammissione dei cinque amministratori. De Laurentiis, la moglie Jacqueline Marie Baudit, i figli Valentina ed Edoardo e il manager Andrea Chiavelli – che siedono nel consiglio del club controllato attraverso Filmauro al 99,8% (il restante 0,2% è rappresentato dall'azione di diretta proprietà del presidente) – scrivono infatti nella relazione sulla gestione per l'esercizio in corso che, «stante il livello degli investimenti in essere, non può cautelativamente escludersi che l'andamento economico a fine periodo possa divergere dal trend consolidatosi da numerosi esercizi». Le cause? Innanzitutto il venir meno di fattori straordinari, quali i ricavi riconosciuti dalla Uefa per la partecipazione alla Champions League (38,6 milioni) e le plusvalenze derivanti dalla cessione dei calciatori (in primis, quella da 67,9 milioni per Cavani), pari nel complesso a 69,4 milioni. Anche se i ricavi totali – che comprendono diritti radiotelevisivi, plusvalenze sui calciatori, sponsorizzazioni, introiti pubblicitari, abbonamenti, vendite di biglietti, etc. – sono cresciuti l'anno scorso del 56% a quota 237 milioni, i costi complessivi si sono avvicinati molto, registrando un progresso del 42,5% a 203 milioni. Il costo per il personale si ferma a 89,1 milioni, di cui 83,6 milioni per il monte ingaggi. Gli investimenti sfiorano i 99 milioni rispetto ai circa 40 milioni precedenti. Come far fronte a tutto ciò? Nessun problema, assicura la società: «La struttura patrimoniale è assolutamente congrua e commisurata per sostenere e assorbire tale eventualità», persino eventuali perdite che potrebbero verificarsi alla fine del 30 giugno di quest'anno, perché il patrimonio netto supera i 72,3 milioni, grazie agli utili “in panchina” (a riserva).”
 

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