Maledetta domenica: il flop e quelle sguaiate parole

C’è da cogliere una lezione di vita nello sfibrato pareggio del Napoli. Perché il disgraziato Parma - e, credetemi, mai aggettivo fu mai appropriato e meglio abbinato – ormai senza più uomini e mezzi, ha insegnato all’intero, milionario osannato, riverito pianeta Napoli (giocatori, staff tecnico e presidenziale compresi),  che quando c’è da stare a testa alta, occorrono sì l’abilità, ma soprattutto l’orgoglio, la voglia, il carattere, la determinazione.  Servono, tanto per intenderci con lo spagnolo (lingua), gli hombre vertical. È successo che a Parma, così come nelle favole, che il meno fortunato di altri , il poverello, purché con la schiena dritta, riesce a far meglio di chi ha tutto, addirittura troppo. Così s’è dissolta una delle ultime partite del Napoli per continuare la corsa verso la Champions. Parma-Napoli 2-2 spiega questo e altro. Giacché mette bene in chiaro che il Napoli non è mai guarito dal suo malanno principale: le inutili rincorse a traguardi volutamente smarriti. Allora è tempo di capirne cause ed effetti. Otto innesti in una patita che sulla carta possibile e determinante, viste le sconfitte della Roma e della Lazio, significano voler stravolgere le possibilità che il destino ti offre. Che aggiungere? Se non che Benitez sarà forse mentalmente esausto dalla presunta disputa sul suo rinnovo contrattuale e che De Laurentiis è a caccia di nemici invisibili (Platini, Tavecchio etc. etc.) e tutti due prigionieri del sogno Europa League per occuparsi delle miserevoli vicende del campionato. E che i giocatori sono troppo presi da se stessi per accorgersi degli avversari. Tanto da finire la partita, oltre che con un pessimo pareggio, pure con un’uscita dal campo tanto sguaiata da essere degna delle peggiori dispute da bettola, col dovuto ossequio per le osterie malfrequentate.
 
 
 
 
 
 

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