Il più grande inganno è aver creduto che il Napoli avesse potuto fare il Napoli anche quest’anno. E, invece, siamo qui ad assistere al lento declino. A osservare smarriti ai resti di una squadra che appena un anno fa, viveva di emozioni e successi.
Il Napoli di oggi, quello preso a pallate dall’Atalanta, ignora anche il passato. Si è smarrito nella sua favola. Non sa come sia finito dal primo al settimo posto, dal 4 maggio 2023. A oggi ha perso una marea di punti (31) sull’Inter che è la nuova leader. Il Napoli è ancora avvolto di errori madornali seguiti da un crollo senza precedenti. La responsabilità e le colpe del presidente? Certo come di tutti quelli che si sono avvicendati in questa stagione del declino. Colpe ne ha tante, ma De Laurentiis di colpevoli ne copre anche troppi.
Il Napoli di ieri, lento, prevedibile, con poche idee, distratto e per nulla coraggioso, è il paradigma del proprio campionato.
Adesso cala il sipario. Mancano due mesi e otto partite alla fine di questo strazio. Non ci sono più traguardi da raggiungere, se non quelli minimi. Che sia almeno finito il tempo sprecato a cercare la palla lunga e pedalare. Poi, ovviamente, che si metta termine ai disastri difensivi, che non possono essere solo responsabilità di tutti gli allenatori ingaggiati e rimossi.
Infine c’è il tempo prossimo e futuro. Andranno via in tanti. Anche Osimhen: pochi 11 gol per convincere i grandi club a valutarlo 130 milioni. Andava venduto, assieme ad altri, quest’estate, come era stato suggerito a De Laurentiis dagli artefici dello scudetto. Già, lo scudetto. Lo ricordate ancora?
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