Segnali allarmanti si erano registrati nella ripresa di Napoli-Inter; in 10 uomini la squadra di Mancini era riuscita a reggere agli assalti di Higuain e compagni e a ripartire pericolosamente sfiorando più di una volta il pareggio. Il dubbio era sorto spontaneo: si trattava di un calo fisico o mentale? Ebbene alla luce della sconfitta di Bologna, la seconda in campionato dopo quella con il Sassuolo (evidentemente l’Emilia non porta bene agli azzurri), si può dire che il Napoli “ha sofferto” un evidente calo fisico di alcuni elementi e ha avuto un approccio alla gara molle dove confusione e poca determinazione hanno contraddistinto la grigia prestazione. Sarri a fine gara, da persona seria e allenatore preparato qual è, ha avuto la freddezza di analizzare la debacle con seria autocritica. Il tecnico toscano, a differenza di altri suoi colleghi, ha “guardato esclusivamente in casa sua” predicando umiltà e parlando di sconfitta salutare: per riportare il Napoli con i piedi per terra e per cercare di recuperare le necessarie energie mentali.
La coperta, come molti esperti hanno sottolineato, è corta. Alcuni calciatori hanno necessità di rifiatare. Hysaj e Ghoulam non hanno dato il solito apporto, soprattutto l’albanese nella fase difensiva. Allan, come sempre generoso, ha alternato momenti di pregevole fattura ad errori per lui inusuali. Jorginho, fino ad oggi perfetto metronomo, capace di scandire i tempi della squadra, è apparso macchinoso e impacciato, annullato dal giovane centrocampista felsineo Diawara, vera forza della natura. I cambi, soprattutto per quel che concerne la linea mediana e gli esterni, non sono all’altezza. A Gennaio sarà necessario intervenire. Cosa non facile considerando le difficoltà del mercato invernale, tuttavia Giuntoli ha dimostrato di saperci fare. Nel frattempo Mertens pare recuperato e si attende il rientro di Gabbiadini.
Se una partita nasce male può anche finire peggio. E così, in parte, è andata. E sottolineo in parte. Quando Higuain prima e Reina dopo hanno commesso errori banali, considerando la loro classe e dedizione, si è creduto che la disfatta avrebbe potuto assumere proporzioni ben maggiori. Ed invece, nonostante il triplo svantaggio, il Napoli negli ultimi 10 minuti di gara si è ricompattato cercando una rimonta clamorosa. Troppo tardi direte voi, questo è poco ma sicuro. Sta di fatto che una partita finita non è stata per poco riaperta da due lampi del Pipita sostenuto da tutta la squadra che finalmente aveva ritrovato smalto, sostanza e corsa. Da segnalare l’autocritica del portierone iberico, che da vero leader si è assunto la responsabilità sul terzo gol del Bologna. I suoi discorsi e la sua grinta saranno importanti per i compagni nelle settimane a venire.
Quando una squadra è in stato di grazia ed interpreta la partita perfetta per almeno 70 minuti c’è poco da fare. Se poi i tuoi giocatori più rappresentativi commettono errori inusuali e la fortuna gira in una sola direzione la frittata è servita. Destro e compagni non hanno dato tregua al Napoli, l’approccio della gara da parte del Bologna è stato sontuoso: nessun timore reverenziale e tanto pressing.I centrocampisti rossoblù hanno vinto quasi tutti i duelli individuali e sulle seconde palle non c’è stata praticamente partita. Dal punto di vista fisico il Napoli è stato per buona parte sovrastato e la ragnatela preparata da Donadoni si è rivelata vincente. Donandoni dicevamo, in effetti grandi meriti vanno dati all’ex tecnico del Napoli. Ha preparato benissimo il match, soffocando il gioco azzurro e impedendo le solite ripartenze. Inoltre, posizionando alcuni giocatori in ruoli inusuali (Brienza ad esempio, che ha fatto anche l’incontrista), ha sorpreso una macchina perfetta come quella di Sarri. Da segnalare in particolare alcuni giocatori del Bologna. Del giovane Diawara, come già detto, di Destro (era un bel po' che non sfoderava una bella prestazione), del solito Mirante che quando vede le maglie azzurre si esalta e dell’intero pacchetto arretrato (Rossettini-Gastaldello-Oikonomou). Tutto questo al netto dei gol mangiati, degli errori e del palo di Callejon.
Capitolo Mazzoleni. L’arbitro che già tanti danni fece nella famosa partita di Supercoppa con la Juventus non si smentisce. Ogni volta che il suo cammino si incrocia con quello del Napoli qualcosa accade sempre, qualcosa a danno degli azzurri naturalmente Direzione men che mediocre. Dal primo gol del Bologna, dove Destro parte in posizione di off-side, al mancato vantaggio concesso in occasione del fallo di Destro su Albiol. Nel mezzo tantissime sviste e diversi errori di valutazione. A prescindere dal primo gol del Bologna (era effettivamente difficile vedere il fuorigioco millimetrico del centravanti rossoblù e in ogni caso l’errore è principalmente del guardalinee), grida vendetta il vantaggio non concesso agli azzurri. A metà del primo tempo, sul risultato di 1 a 0, Albiol subisce fallo da Destro al limite dell’area di rigore azzurra. Tuttavia il difensore spagnolo, prima di cadere, fa in tempo ad effettuare un ottimo passaggio che permette al Napoli di distendersi pericolosamente. Ebbene l’arbitro decide di interrompere il gioco fischiando il fallo e ammonendo Destro (tra l’altro anche la sanzione appare eccessiva). Insomma un vero e proprio disastro annunciato.
Il giornalista Sandro Ruotolo, presente al Dall’Ara in qualità di semplice tifoso, riferisce dei soliti cori beceri all’indirizzo di Napoli e dei suoi abitanti. Dalla Curva Bulgarelli (campione dotato di una signorilità unica. E dunque nome che stona con quanto accaduto) si sono sentiti gli ormai noti richiami al Vesuvio e al problema (per buona parte risolto) della “munnezza”. Si è trattato, pare, di un piccolo gruppo di facinorosi ultrà. Il fenomeno è tuttavia preoccupante: sono alcuni anni che episodi di razzismo si verificano anche nella curva rossoblù. La tollerante Bologna, città che ha sempre reagito con forza nei momenti bui (dalla resistenza ai tragici fatti del 2 agosto 1980), “non dovrà” dare adito a tali soggetti che sicuramente non rappresentano la cittadinanza.
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