La conferma di Filippo Inzaghi sulla panchina del Milan a fine stagione è quanto meno improbabile e un passo falso domani a San Siro coL Verona anticiperebbe ulteriormente il capolinea. Ma l'allenatore giura di non pensare all'esonero, di credere in se stesso e in un lungo futuro rossonero. «Chi lavora come me può andare in giro a testa alta. Mi interessa poco quello che si dice di me, sono convinto delle mie idee e del mio modo di lavorare. Sono sereno - ha chiarito l'ex attaccante -. Devo essere valutato per i risultati, non voglio che il Milan mi tenga perché ho fatto bene da calciatore». Il credito accumulato a suon di gol in effetti non determinerà il suo futuro. «Sento l'appoggio del presidente e di Galliani. Mi auguro che mi tengano per un progetto di lunga durata. Poi, qualsiasi cosa succederà, il Milan rimarrà sempre nel mio cuore», ha aggiunto Inzaghi a Milanello (dove non è andata in scena la consueta visita del venerdì di Berlusconi) ed evidentemente anche lui sa che i suoi piani rischiano di essere infranti da una stagione d'esordio più complicata del previsto. Non basta questo, però, a fargli invidiare chi come Luca Toni a 38 anni è ancora a caccia di gol e domani proverà a colpire a San Siro. «Chi lavora sbaglia, ne farò anche a 60 anni. Fare l'allenatore è bellissimo, lo farò ancora per 20 anni. Penso al mio buon collega Novellino, il maestro: allena da non so quanto tempo e l'hanno esonerato - ha osservato Inzaghi -. Spero di non avere mai un esonero ma tutti, anche i più grandi, ci sono passati». In questo momento della stagione, il terzo esonero in poco più di un anno sarebbe tutt'altro che l'ideale anche per il Milan. In settimana l'ad Adriano Galliani ha tenuto a rapporto l'allenatore e lo staff, per trovare risposte ai problemi di gioco, condizione fisica e infortuni. «Sono stati costruttivi, per il bene del Milan - ha spiegato Inzaghi -. Non mi piace leggere che Tassotti voleva dare le dimissioni, non è vero: l'ho voluto io al Milan e mi confronto spesso con lui. Dobbiamo dare qualcosa in più, tutti. Dobbiamo alzare l'asticella, senza cercare colpevoli». Nè ci si può aggrappare agli infortuni. «Non voglio che siano un alibi, ma sono andati di pari passo con la nostra classifica», ha osservato Inzaghi, che dovrebbe recuperare Abate (in panchina) ma non può contare su Montolivo («Ha stretto i denti e anticipato il rientro perché? vedeva la squadra in difficoltà») e De Jong. Così dovrà cambiare di nuovo modulo e formazione per provare a vincere e allentare le critiche, fra cui quella di non aver dato un'identità di gioco alla squadra. Forse anche per questo motivo in questa vigilia ha sottolineato che «ci vuole sempre rispetto per l'avversario ma noi dobbiamo preoccuparci di fare il Milan».